Oggi Enrico Berlinguer avrebbe compiuto 100 anni. Per quelli di Sassari, sua città natale, è un augurio ed un auspicio: “a zent’anni”. Tutti parlano di Berlinguer (alcuni, a dire il vero, piuttosto a sproposito) ed io non voglio unirmi al coro, anche perché alcuni sono più bravi e titolati di me per farlo. Voglio invece ricordare il giorno dei suoi funerali trascorso davanti alla televisione con il pungo chiuso e molte lacrime a rigare il viso per due motivi fondamentali: il primo, è ovvio, per lui, il dolce Enrico, il secondo perché non riuscii a raggiungere Roma e parteciparvi con in mano la copia dell’Unità con la parola in rosso a caratteri cubitali “Eccoci!”. Quel 13 giugno 1984 non ero tra quel milione in piazza a tributargli il giusto e onesto saluto, non ero tra quelle bocche accaldate a cantare bandiera rossa e bella ciao, non ero tra le tute degli operari, degli studenti, degli impiegati (ed io ero già un piccolo impiegato) dei disoccupati, ad alzare il pugno al cielo ad un giusto passato per questa terra con una leggerezza inconsueta. Non c’ero e mi chiedevo quanto fosse importante quel funerale, quell’addio così caloroso, così immenso, così vero. Un addio inusuale in un paese sempre disponibile all’odio e alla divisione. Ne uscivamo dagli anni di piombo, si dovevano affrontare nuove sfide ed io, dopo qualche mese, sarei sbarcato nell’isola Asinara e avrei incontrato quei terroristi che ci avevano complicato il mondo. Enrico Berlinguer per me è quel funerale, quella gente, quei colori, quelle persone e quelle lacrime. Enrico sono io con il pugno alzato davanti ad un televisore. Buon compleanno compagno Berlinguer!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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