INVERSIONE DI MARCI Arriva l’estate e i ritmi si fanno frenetici. Me ne accorgo per strada. Sulla mia borbottante Panda 1000 annata 2001 percorro la 125, Arzachena direzione Olbia. Strada tortuosa e infida. Appena scavalcato un dosso in regione San Giovanni, dallo specchietto vedo avventarsi sul mio ansimante ferrovecchio un furgone, uno di quelli delle consegne. Il guidatore lampeggia, si sbraccia, chiede strada. Vede che io lo vedo dal retrovisore. Faccio la mia Panda più piccola di quel che è e lui mi sorpassa in un breve tratto di salita, occupando per intero l’altra corsia ed infischiandosene della curva cieca poco avanti. Da cui potrebbe spuntare anche un articolato, per dire. Ma il furgone ha altri tre ostacoli davanti, tre utilitarie non più veloci della mia Panda. La strada è stretta e sinuosa, oltre la piega della carreggiata non sai mai cosa possa esserci. Fosse anche la morte. Il guidatore ora pigia forte sul clacson e osa quel che nessuna persona responsabile oserebbe. La strada sale, poi un rettilineo di poche decine di metri, infine tornante verso destra: non c’è lo spazio fisico per superare neppure una sola auto, figuriamoci tre. E invece il padroncino sfida la sorte. Quando è nel bel mezzo del sorpasso, dal tornante spunta di fronte a lui un furgone identico. Forse il guidatore crede di avere uno specchio davanti, invece no: quel che si avvicina non è un’immagine riflessa, è una casa di ferro che viaggia su quattro ruote. Come la sua. Sospendo il fiato e mi pare di percepire lo spezzarsi del respiro in tutti i viaggiatori che, dai loro sedili, assistono alla scena. Il furgone di fronte inchioda, quello del nostro spericolato guidatore ondeggia e miracolosamente riesce ad infilare la corsia di destra senza schiantarsi. Tutti ci fermiamo sulla strada, tranne lui. Sgattaiola via e schizza verso la sua destinazione, deve avere una fretta del diavolo. Io e gli altri automobilisti imprechiamo, uno schizzo di adrenalina mi gela le vene. Deve avere una fretta del diavolo, continuo a pensare, quasi a cercare una giustificazione per lo sconosciuto.
Due chilometri dopo rivedo il furgone. In una piazzola. Ha appena invertito la marcia e sta tornando indietro, nella direzione opposta. Sono incredulo. Penso a tutti quelli che hanno rischiato la vita perché, in quel momento, viaggiavano sulla stessa strada di un irresponsabile che aveva scambiato la statale 125 per il circuito di Monza, disposto a tutto per risparmiare due minuti sul suo ruolino di marcia, Uno che poi, ad un certo punto del suo viaggio spericolato, ci ripensa e torna indietro. Per strada si può sempre tornare indietro. Quando la strada e la vita coincidono, invece non è possibile: se ammazzi qualcuno, non ti è concesso di tornare indietro.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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