Ieri ho guardato Montalbano e i personaggi che gli gravitano attorno. Intendo dire che ne ho osservato con attenzione i corpi: sono invecchiati assieme a me, in questi vent’anni, consegnandomi un’altra prova angosciosa del tempo che si riduce.
Il commissario sempre più tarchiato e rotondo, i solchi profondi sul volto da Casanova di Augello, sospetto persino che Fazio si tinga i capelli.
Sono tra quelli che hanno conosciuto Montalbano dai libri di Sellerio, prima che diventasse un personaggio televisivo. Era un’estate degli anni novanta e lavoravo a Porto Cervo, nella vigilanza privata. Settembre era il periodo delle regate, perciò al porto montavano degli enormi stand stipati di materiale pubblicitario. Quando mi ci mettevano a far la guardia, dalle nove di sera alle cinque del mattino, io mi rinchiudevo dentro la tenda e iniziavo a sfogliare il mio Montalbano (non ricordo come avessi scoperto Camilleri). Spesso la tramontana alzava i cavalloni spingendoli sino alla darsena, allora io li spiavo da una fessura del mio rifugio e mi ritrovavo sulla terrazza della casa di Marinella. C’era molta finzione oltre la tenda, a Porto Cervo, c’era molta schiettezza in quelle pagine: mi convinsi che stavo leggendo per reazione. Andai avanti così per qualche settimana, ogni notturno un giallo. Nei mesi seguenti lessi tutto quel che Camilleri aveva scritto, poi partirono i film sulla Rai ed il poliziotto creato da quel maturo autore siciliano divenne un fenomeno di massa.
Sono trascorsi vent’anni e più, ero un giovanotto scapolo ed ora sono quasi un uomo di mezza età, ammogliato con prole. Luca Zingaretti è passato da tante brillanti esperienze artistiche, a novant’anni Camilleri è diventato un monumento nazionale. Tutta questa gloria, in fondo, si riduce alla poetica del paese, alla magia di quell’immaginaria Vigata che riassume nelle sue sfumature tutti i mille campanili dell’Italia reale. Dove i ritmi sono più lenti, le passioni indomabili, dove le donne, l’onore e l’orgoglio possono valere più di una vita. Le comunità dove tutti credono di sapere tutto di tutti e dove, al contrario, le persone hanno spesso una doppia identità. Nulla è veramente come appare, nelle case severe con l’argenteria in bella vista, perché non sempre si può seppellire la propria natura sotto una coltre di perbenismo. E la natura è spesso aspra e spigolosa, come i paesaggi della Sicilia catturati nelle scene del film.
Per venire all’episodio di ieri, quando il preside Vasaricò confessa al commissario l’omicidio della vecchia prostituta Maria puntualizza il movente con rabbia: non l’ha ammazzata per i soldi che le doveva, ma perché a chiederglieli indietro era stata proprio la donna che lo aveva iniziato all’amore e che si era illuso continuasse ad appartenergli, benché sia lui che lei avessero regolari famiglie. Non poteva essere una questione di denaro a sporcare quella storia: “Peggio di un tradimento”, ringhia l’anziano preside, liberandosi della colpa.
“I desideri non invecchiano quasi mai con l’età”, canta un altro siciliano illustre. E così Montalbano resta ancora ossessionato dalla ricerca della verità, Augello dalle donne, Fazio dalle ricerche meticolose. Ognuno rispetta le proprie vocazioni e poco cambia se il commissario ha un telefonino nuovo ed impara anche ad usarlo, rinunciando al suo storico rifiuto per la tecnologia, o se Livia viene promossa da comparsa impalpabile a figura decisiva, quasi come fosse una moglie vera. Il piccolo mondo antico di Montalbano ci rassicura con le sue certezze. Che poi certezze non sono, ma in qualcosa si dovrà pur credere.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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