L’uso di un aggettivo può spaventarmi.Non è la prima volta che mi accade ma mi è successo di nuovo, pochi minuti fa. Ho intercettato un titolo sulla pagina Facebook del Corriere della Sera di cui all’inizio ho diffidato, sospettando si trattasse di un fake.Lo riporto: “Orsini continua con le inutili polemiche: Zelensky è un incapace totale”.
Tralasciando il fatto che non condivido praticamente nulla delle tesi del professor Orsini, considerando irrilevante il giudizio da lui espresso sul presidente dell’Ucraina, a spaventarmi è stata la scelta nel titolo del più diffuso quotidiano nazionale.“Inutili polemiche”. Non me lo sarei mai aspettato, dal Corriere, quel giudizio così tranchant, quella presa di posizione nel titolo di un pezzo di cronaca, in cui si dà conto dell’intervento di Orsini alla trasmissione di Bianca Berlinguer.
Un uso irrituale.
Uno strappo rispetto alla sobrietà, all’equidistanza, al dovere del distacco.Il titolo di un quotidiano così autorevole non può essere strumento di propaganda, non può assumere posizioni pregiudiziali.E’ l’Abc del giornalismo o di quel che, finora, ritenevo il giornalismo dovesse essere.
Non so se riesco a spiegarmi: il dubbio di non essere chiaro mi spaventa almeno quanto l’uso di quell’aggettivo sul Corriere.Mi spaventa sapere che nessuno, nella catena di comando di questo solenne quotidiano, abbia ritenuto quell’aggettivo fuori luogo, espressione della opinione personale dell’estensore del pezzo.Mi spaventa constatare che i filtri non abbiano funzionato o forse non siano neppure stati attivati, consentendo a quella parola così carica di significato di finire in pagina.
Chiarisco che io con l’estensore del pezzo sono d’accordo, nel merito.Ma a me la sua opinione non interessa, a meno che non mi venga detto chiaramente che si tratta di un parere, di un punto vista.
I giornali devono distinguere fatti da opinioni.E io, da giornalista, trovo insopportabile una cronaca così smaccatamente schierata.Non stiamo parlando di Libero o del Giornale.Stiamo parlando del Corriere della Sera.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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