(articolo aggiornato al 14.07.2020)
In questi giorni in Europa si fa un gran parlare del “caso Svezia”. Nel moderno e industrializzato paese nordico, le misure restrittive per la lotta al coronavirus sono piuttosto blande, con scuole e asili aperti e gente che affolla tranquillamente le strade, i negozi e i locali pubblici.
Naturalmente, appena si scorge una soluzione alternativa alle restrittive misure di contenimento, si scatena il dibattito, un po’ come è stato per il tentativo britannico di attuare la cosiddetta “immunità di gregge”, tentativo passato subito a miglior vita perché, di fatto, irrealizzabile a causa degli enormi costi umani.
L’ammirazione che specie gli italiani hanno per i paesi nordici ha portato a idealizzare molto questa visione “liberal” della lotta al coronavirus; gli svedesi, si è detto, non hanno bisogno di regole ferree, la loro civiltà è basata sul rispetto e sulla fiducia.
Sulle pagine di Repubblica un noto scrittore svedese amante dell’Italia e dei suoi festival letterari, ha cercato di spiegare questa stranezza: indipendenza delle istituzioni, rispetto dei consigli, fiducia reciproca: “qui da noi la libertà di scelta funziona meglio”, sostiene.
https://rep.repubblica.it/…/perche_la_svezia_ha_scelto_di_…/
L’ammirazione che gli italiani dimostrano per gli amici svedesi e per il loro proverbiale stato sociale non può, dunque, che uscire rafforzata.
Ma quali sono i costi in termini di vite umane e salute pubblica per tutelare la tenuta economica del paese?
Si discute molto in questo periodo del conflitto tra economia e salute pubblica, e tra quest’ultima e i diritti fondamentali dell’individuo, momentaneamente compressi. Fondamentalismo dell’economia significa, in questa contingenza, mettere come priorità l’economia rispetto alla salute del cittadino e alla vita delle persone.
Su questa scelta si potrebbe aprire un altro dibattito: anche evitare la crisi economica significa salvare vite umane, osservano i fondamentalisti dell’economia. E su questo si può discutere.
Però è giusto capire i costi umani di queste scelte.
Proviamo pertanto, con il sistema delle comparazioni, a capire quali conseguenze possa avere avuto, per il momento, la scelta svedese, con l’avvertenza che si tratta di considerazioni puramente indicative basate sulle cifre.
Alla data del 4 aprile (tra parentesi alla data del 14 luglio), abbiamo che la Svezia, attualmente, presenta 6443 (agg. 76001) contagiati e 373 (5545) decessi. Ora sappiamo che il dato dei contagiati è molto condizionato dal numero dei test eseguiti, mentre quello dei morti, come da lunga polemica, risente della considerazione della concause di morte. Con il passare dei giorni, tuttavia, si è raggiunta una certa omogeneità nel rilievo del referto.
Il paragone con l’Italia, 119.827 (234.344) contagiati e 14.681 (34984) decessi, ovviamente è improponibile. Numeri di troppo superiori, per la nazione che per prima in Europa si è vista travolgere dall’epidemia. La Svezia può contare infatti su 15 giorni circa di vantaggio dall’Italia, se non di più, e su una posizione geografica eccentrica rispetto alle principali linee di collegamento del continente, per non parlare di una densità demografica nettamente minore. Vedremo in realtà che proprio il paragone con l’Italia riserverà risultati sorprendenti.
Per il momento limitiamoci, pertanto, a confrontare i dati svedesi con i due paesi scandinavi confinanti, la Norvegia e la Finlandia. La somma di questi due paesi ha circa la stessa popolazione della Svezia.
Se la somma dei contagiati tra Norvegia e Finlandia è leggermente superiore a quella svedese, è la conta dei decessi che sorprende. Infatti la Norvegia ne conta 62 (253), e la Finlandia 25 (329).
Quindi la Svezia, da sola, conta circa 4 (10) volte la somma dei decessi di Norvegia e Finlandia messi assieme. Il paragone con altri paesi vicini, le tre repubbliche baltiche, la Danimarca, la Polonia, dà pressappoco lo stesso risultato.
In Svezia, a parità di condizioni, si muore molto, ma molto più che altrove.
Ma veniamo al paragone con l’Italia, scartato frettolosamente a priori. In realtà il dato italiano è deformato dalla catastrofe umanitaria in corso in Lombardia, che da sola conta il 65 per cento dei decessi dell’intero paese.
Per cui, per fare questo esperimento, ho scelto due regioni del meridione d’Italia che, per numero di abitanti, potessero essere paragonate alla Svezia.
Campania e Sicilia infatti, messe insieme, hanno un numero di abitanti solo leggermente superiore a quello della Svezia (11 milioni di abitanti contro 10,3 milioni di abitanti). Esse sono rappresentative all’incirca del resto del centro e del meridione d’Italia come medie comparate.
Ovviamente, Campania e Sicilia sono molte più vicine, sia geograficamente che, essendo nello stesso ambito nazionale, amministrativamente, alla zona principale del contagio europeo, appunto la Lombardia.
Un altro dato che pone inoltre in grande svantaggio queste due regioni italiane è l’altissimo tasso demografico, 422 abitanti per chilometro quadrato la Campania, e 192 abitanti per km/q la Sicilia, contro i 23 abitanti per km/q per la Svezia (concentrati a dire il vero nelle zone meridionali, ma comunque con poche città importanti distanziate tra loro).
Quindi per le due regioni meridionali una situazione di enorme svantaggio rispetto alla Svezia che, pure, abbiamo visto, ha avuto tutto il tempo per prepararsi al diffondersi del contagio.
Andiamo a leggere le fredde cifre.
La Sicilia presenta 1932 (3115) contagiati e 111 (283) morti.
La Campania presenta 2496 (4779) contagiati e 186 (432) morti.
In pochi giorni la Svezia ha superato, e di molto, nel numero dei contagiati, (aggiornamento al 14.7.2020: con un rapporto di 8 a 1) la Sicilia e la Campania che ormai da un mese lottano contro l’epidemia, nonostante un enorme vantaggio sia nei fattori predisponenti (densità di popolazione, vicinanza alla zone del contagio), sia nei tempi di diffusione della pandemia.
Non ho volutamente aperto un discorso sulla questione sociale. Campania e Sicilia sono forse le regioni italiane con le problematiche sociali, anche riferite alla sanità, più critiche. Ma anche qui, forse, ci si affida un po’ troppo agli stereotipi.
https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-cotugno-napoli-e-l-ospedale-modello-zero-contagi-ADIkSjH
Quello che sembra risultare chiaro è che dopo l’esplosione del caso Lombardia, le misure di contenimento, estese a tutta l’Italia, hanno contenuto il diffondersi dell’epidemia. E’ verosimile, per contro, che l’attardarsi delle misure restrittive in Svezia abbia provocato un ritardo nel contenimento del virus, sia rispetto ai paesi vicini, sia rispetto al meridione d’Italia. I prossimi giorni capiremo meglio le tendenze delle cifre in atto in Svezia e la validità della loro strategia.
PS. Aggiornamento al 14.7.2020. Non c’è alcun dubbio che la strategia adottata dal governo svedese si è dimostrata, almeno facendo la conta delle vite umane, fallimentare. Neppure, a quanto pare, l’economia ne ha avuto i benefici sperati. Lo stesso governo svedese ha ammesso il fallimento della loro strategia. https://europa.today.it/attualita/la-svezia-ammette-il-fallimento-del-lockdown-soft-morte-troppe-persone.html
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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