La Ministra Giannini afferma che da ora in poi si diventerà insegnanti solo per concorso. La Ministra dunque ritiene che lo Stato possa allegramente tradire l’impegno preso con quelle migliaia di cittadini che nel corso di questi 15 anni anni hanno superato le selezioni per entrare nelle Scuole di specializzazione per gli insegnanti secondari o della Formazione Primaria, che hanno conseguito i titoli che avrebbero dovuto consentire loro l’ingresso nella professione.
Il nostro è uno Stato di confusione, le regole mutano di anno in anno, se non di mese in mese, creando un’assurda stratificazione di casi. E ancora oggi siamo di fronte ai problemi che Luigi Berlinguer cercò di risolvere radicalmente 17 anni fa.
Non sono qui a chiedere scusa in nome dello Stato, per quanto ritenga di avere agito in suo nome quando ho valutato in sede di esame profitto o di tesi di laurea.
Chiedo scusa a titolo personale, perché ho creduto così tanto nel mio compito che ho preso molto sul serio i contenuti della formazione lavorando sui processi scolastici con gli strumenti teorici e metodologici che la mia disciplina mi fornisce e, nello stesso tempo, ho preso molto sul serio la valutazione. E sono stato molto esigente. Alla luce dei fatti, troppo.
Ho chiesto molto impegno. E so di avere valutato in modo corretto ma inflessibile, a volte sono sembrato duro. So di avere chiesto sacrifici. So che alcuni hanno sofferto per un voto basso o per una bocciatura che poteva differire la fine degli studi. Ho sempre pensato che un buon insegnante dev’essere innanzitutto un insegnante giusto, con l’obbligo di valutare in maniera oggettiva. Ho creduto sinceramente che essere rigorosi avesse senso, perché selezionare agli esami ci avrebbe garantito di differenziare i voti di laurea o di bloccare le persone inadatte a diventare insegnanti. Ho creduto che tutto questo avesse senso, perché ho una certa idea della responsabilità collettiva e dello Stato.
Bene, mi sono sbagliato. Viviamo in pieno Stato di confusione, e le regole del gioco valgano solo per un turno della partita. L’unica regola valida è che a qualcuno è consentito cambiare continuamente le regole del gioco. Ecco, l’origine della sfiducia nelle istituzioni. Ecco l’origine del malessere degli insegnanti nella scuola.
Ho sbagliato, perché il lavoro che ci ho messo io e quello che ci hai messo tu, non sono serviti a niente, non valgono più niente.
Un Ministro arriva e cancella la tua vita con il segno di una matita e insieme ad essa la coerenza dell’azione dello Stato.
Ieri eri mio studente e ci siamo anche divertiti a lavorare insieme. Oggi tu sei un insegnante precario, la tua vita è passata a prepararti o ad attendere e so che non è affatto divertente. Anzi la tua condizione è di angoscia e di incertezza. Non ti posso chiedere scusa a nome dello Stato, che pur nel mio piccolo rappresento. Però, lo posso fare a nome mio. Che questo valga, almeno, come testimonianza e magra consolazione.
Marco Pitzalis è nato a Cagliari nel novembre del 1963. In quel momento, tutto il mondo stava pensando alla morte del Presidente Kennedy. Per questa ragione, la nascita di Pitzalis è passata inosservata. Passarono i decenni, e ogni momento della sua vita fu oscurato, continuamente, dalla coincidenza con grandi eventi storici. Oggi, la sua presenza al mondo è rimarcata, solamente, da un manipolo di devoti studenti.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.023 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design