9 maggio 1978 La Renault 4 con lo sportello posteriore aperto. ANSA
Sono ritornati i falchi a colorare il cielo di nero. Lo hanno fatto quasi con “normalità”, come se fosse giusto, regolare, come se il sangue e le lacrime fossero sbiadite e dimenticate. Lo hanno fatto senza neppure un pensiero politicamente valido. Hanno trovato un nome ad un complesso musicale “P38-La Gang” e si sono esibiti, a volto coperto, (un po’ come i vigliacchi) in quello che hanno battezzato “Nuove br tour” inneggiando ai terroristi e con la famosa immagine dell’auto con il corpo di Aldo Moro su una coperta. Non so se tutto questo abbia una motivazione, un colore, una storia. Non sembra neppure una decisione sbagliata. E’ semplicemente una bastarda provocazione non solo per la memoria di chi dalle Brigate rosse è stato gambizzato, deriso, ucciso, ma anche per chi quella storia l’ha vissuta sulla sua pelle. Non si scherza con la memoria e con chi ha lasciato la propria vita in nome di una rivoluzione inesistente, in nome di un futuro cupo e terribile, in nome di una dittatura che voleva sovvertire la non buona democrazia di quei tempi. Questi giovani “rivoluzionari”, bravi ad inneggiare alle brigate rosse nei contenuti dei testi delle loro canzoni dovrebbero riavvolgere il nastro della storia, ripercorrere il calvario di quegli anni, annusare quel sangue rappreso di poliziotti, giudici, politici, lavoratori, sindacalisti e chiedersi: “ma davvero possiamo impunemente girare per le piazze con un “nuovo br tour?”, davvero questa provocazione è utile per riaprire un dibattito dove, magari, salta fuori un Orsini qualsiasi a dire che le BR, insomma, seppure avevano sbagliato metodo, avevano centrato il problema? Davvero dopo 44 anni dal terribile massacro della scorta di Aldo Moro e dell’ esecuzione del Presidente della Democrazia Cristiana possiamo ancora tentare un revisionismo becero? Capisco il garantismo, l’arte e la provocazione, ma questi ragazzi non hanno vissuto in quegli anni, non hanno respirato quella polvere maledetta, non sono stati costretti a barattare la propria felice adolescenza con i colpi di mitra delle brigate rosse. Io si. Io quel 9 maggio 1978 c’ero. E non dimentico. E’ come un tatuaggio indelebile scolpito nell’anima. Quel giorno ci sentimmo tutti più soli. Il nuovo Br-tour e il gruppo musicale P38 – la gang, non è una provocazione. Troppo intelligente. E’ semplicemente una porcata.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design