So che Luigi Cogodi ha chiesto di andarsene in silenzio, senza cerimonie pubbliche. Si può tacere sulla sua morte, ma non ignorare una vita politica ricca e importante per la storia della sinistra e della Sardegna. Cogodi aveva attraversato il Sessantotto da protagonista, patecipando alle lotte studentesche senza trascurare quelle operaie e del mondo del lavoro in genere. Tanti ricordano, proprio ora che quell’albergo è chiuso e i suoi dipendenti licenziati, la lotta dei lavoratori del Mediterraneo alla quale Luigi partecipò attivamente da studente e militante comunista impegnato in prima fila. Punto di riferimento costante nel suo partito, il Pci, Cogodi diede il massimo a una politica con la P maiuscola quando, negli Anni Ottanta, da assessore regionale, fu fra i padri delle leggi di tutela delle nostre coste, a rischio cementificazione selvaggia. Era un riformista, non un agitatore parolaio come altri, e dal governo regionale scrisse provvedimenti volti a impedire che milioni di metri cubi devastassero per i sardi di oggi e quelli di domani un patrimonio ambientale in grado – se valorizzato senza violenze – di garantire anche una crescita economica. Fece buttar già la villa del potentissimo ministro Gava e l’imbarcadero della allora notissima Marta Marzotto, facendo capire che una giunta di sinistra, quella guidata dl sarditsa Mario Melis, non guardava in faccia nessuno. In un mondo di politici senza dignità davanti ai poteri forti, servili verso imprenditori, banchieri, editori, teneva la schiena dritta e contemporaneamente governava, preoccupato per le sorti del suo partito, ma soprattutto della sua terra. Ha subito, come altri, la crisi del Pci restando sempre a sinistra, dalla parte di quel mondo dal quale proveniva e al quale ha dedicato l’intera esistenza. Si impegnò sul fronte del lavoro, sforzandosi di inventare un Piano straordinario che consentisse ai giovani di sconfiggere la schiavitù della disoccupazione di massa. Negli ultimi anni, pur avendo promosso la nascita di Sinistra, ecologia e libertà e sostenuto un rinnovamento generazionale particolarmente evidente nella città di Cagliari, aveva forse sofferto l’ingenerostà degli uomini, che dimenticano anche quanti si sono impegnati per cambiare il mondo senza riasparmiarsi. E’ il destino dei grandi quello di essere ricordati dopo la loro scomparsa da questa terra, e Luigi è stato ed è un grande protagonista della fine del secolo scorso in Sardegna. Non è passato sulla terra leggero, ha lasciato segni pesanti, ma segni simbolici, politici, impedendo a chi voleva violentare (e vuole violentare) la sua Sardegna nel nome di un capitalismo finanziario senza scrupoli di vincere la sua battaglia. La partita resta aperta, ma la strada indicata da Cogodi resta giusta, obbligata, per contrastare pirati, speculatori, imbroglioni di molti colori. Ciao Luigi, la terra che tu hai difeso ti sarà lieve, di sicuro.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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