Purtroppo quel frammento di tribuna politica non sono riuscito a trovarlo, anche cercando a fondo su Youtube.Avrebbe reso giustizia a Curzio Maltese molto più di tanti coccodrilli zeppi di formule convenzionali per celebrare, senza troppo sforzo, le qualità dell’estinto.
Era un dibattito televisivo di una ventina d’anni fa e io non so dire se Maltese fosse ancora una firma di Repubblica o già avesse compiuto il salto in politica: particolare di importanza relativa, come capirete leggendo.Comunque, si contendevano l’intervento più brillante e gli argomenti più convincenti una serie di giornalisti, invitati al programma per incalzare alcuni politici.Da una parte c’erano quelli che stavano dalla parte di Berlusconi, dall’altra quelli poco schierati e quelli evidentemente ostili a Berlusconi, secondo il cliché di questi ultimi trent’anni.
Ad un certo punto Maltese prese la parola per intervenire non sull’ordine dei lavori, ma per far notare un aspetto del dibattito quasi trascurato che potremmo intitolare “la grande anomalia Italia”.Non ricordo le sue parole precise, ma più o meno furono queste:“Tra coloro che partecipano a questo dibattito, circa la metà dei giornalisti sono dipendenti di Berlusconi, oggetto di questo dibattito”.Ricordo un “non ti permettere, sai!” cacciato di gola, con tono furente, da uno dei presenti, un opinion leader che al tempo collaborava con Il Giornale, poi una breve zuffa verbale presto spenta dalla necessità di tornare sulla strada maestra della discussione. O, forse, dall’urgenza di non delegittimarla, quella discussione.Maltese aveva posto un problema conosciuto a tutti, ma che in questo trentennio pochi hanno osato sottolineare in modo così spettacolare in dibattiti pubblici.Maltese aveva ragione. E basta dedicare qualche minuto di tempo a quel programma di approfondimento politico che ogni sera va in onda su Retequattro – quello cui partecipano sempre Paolo Guzzanti e Piero Sansonetti – per comprendere come sia sempre più difficile distinguere tra la scaletta di un telegiornale e la propaganda di un’area politica.Una volta quelli come Maltese ci facevano caso, oggi siamo tutti assuefatti a questo andazzo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design