Anche nel nostro Paese la contrapposizione tra populismo e non populismo ha superato nel mondo della cultura politica le vecchie antitesi che sembravano immortali. Destra-sinistra, cattolici-laici, liberisti-protezionisti sembrano ormai definizioni consegnate alla storia ed espulse dalla cronaca. Anche se sopravvivono nel fatto che il vincente populismo nasconde in sé il peggio del peggio di quelle vecchie categorie.Purtroppo il populismo prevale perché si è impossessato di due elementi fondamentali nella lotta politica: l’informazione e la propensione democratica. La prima è stata trasformata in qualcosa che supera in efficacia gli strumenti della vecchia politica, che erano la non informazione, la negazione o la semplice menzogna. L’informazione populista è una realtà parallela realistica anche se assolutamente falsa, trasmessa con strumenti capillari e infiltrata in milioni di menti sempre meno allenate a ragionare e desiderose istintivamente di associarsi con altre menti nel disprezzo contro un mondo che, confusamente, non li soddisfa. In effetti, è vero che noi viviamo un’epoca nella quale le differenze si sono ancora di più accentuate, dove i ricchi sono sempre più ricchi e meno numerosi e i poveri sempre più poveri e più numerosi. Ma, paradossalmente, la protesta contro questa società ingiusta viene agitata da uomini e partiti che rappresentano indirettamente gli interessi dei più ricchi o addirittura in prima persona, vedi Trump o Berlusconi, per fare gli esempi più noti. Per cui una maggioranza di diseredati si rivolta contro la propria emarginazione spinta da chi li emargina. E’ il più raffinato sistema di controllo che i dominatori abbiano mai pensato nella storia. Attualmente c’è un enorme schieramento trasversale (secondo i vecchi criteri politici) che di fatto è favorevole a Putin, pur con la pallida premessa “Io non sono filo putiniano ma…” , identico al consumato “io non sono razzista ma…” che di solito introduce alle più oscene affermazioni razziste. Questo blocco politico è costituito su base popolare dal malumore contro la società ingiusta atlantista, filo americana, capitalista ecc. e sostiene di fatto il primo sanguinario dittatore capitalista nella storia del mondo (Hitler, Stalin, Mussolini non possedevano smodate ricchezze personali, erano spinti da altre aberrazioni), uno degli uomini più ricchi del mondo, chissà, forse addirittura il più ricco.Lo stesso irragionevole atteggiamento si ha nei confronti della democrazia. La libertà viene concepita come fatto unicamente individuale e non come costruzione sociale basata su un equilibrio tra diritti e doveri. Se tu mi impedisci di fare la cacca sotto il monumento di piazza d’Italia, di circolare con un mitra, di contagiare o di contagiarmi con un virus, di costruire la mia casa dove e come voglio, di dire ciò che voglio su chiunque stai limitando la mia libertà. Il populismo è un’arma molto forte, una patria inclusiva dove i patrioti si sentono protetti e rappresentati nella virtualità delle loro credenze contro il nostro piccolo gruppo impaniato da decrepiti principi fondati sull’etica e sulla conoscenza delle cose, roba d’altri tempi, superata dalla vera conoscenza che è quella della rete. I principi rappresentativi e complessi dello Stato democratico sono finiti travolti da chi usa il populismo come strumento per tutelare interessi che vanno da quelli personali a quelli addirittura di politica imperiale, come si sospetta faccia da molti anni la Russia con il suo abile e sofisticato entrismo nei social di tutto il mondo. Ed è anche questa una lotta difficile, dove il nemico, se tale consideriamo il populismo, è molto forte. Il populismo è ormai un’ideologia strutturata, con dogmi e profeti, e come tutte le ideologie raccoglie intorno a sé masse che sviluppano un potente senso di appartenenza, una propensione al proselitismo e la volontà dei singoli di sentirsi individualmente vincenti. La democrazia invece non è un’ideologia. Non saprei che cosa, forse soltanto un’idea. O un’ideale. Senz’altro comunque qualcosa di debole, che teniamo in piedi chissà come, ma nella sua debolezza è il modo migliore di esistere a questo mondo. Speriamo che duri.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design