Cipro è un’isola del Mediterraneo, bellissima, immersa fra tre continenti: Africa, Asia ed Europa. Mi accoglie all’imbrunire, proprio lì dove il mito fa nascere la dea Afrodite, fra acque cristalline e colline di un candido calcare che rendono il paesaggio incredibilmente emozionante. Cipro ha, però, una storia dolorosa e complessa da raccontare. Che sia divisa in due da un muro si sa, ma non si sa. E’ un muro che corre inesorabile per 180 chilometri tagliando l’isola in due parti, in due mondi. Nicosia capita proprio lì, dove il muro separa, senza criteri, stabilendo un qui e un lì. E’ l’ultima capitale al mondo divisa, Nicosia. Il mio ostello, nella città vecchia, si trova a pochissimi passi dai vari “pezzi di muro”, tra una casa e l’altra, come termine ultimo delle mille viuzze accoglienti e ricche di fiori in cui è possibile avventurarsi.
Le recinzioni sono vari. Non mi è capitato di vedere costruzioni in mattoni, ma specie di bidoni posti uno sull’altro, reticolati spinati, ammassi di terra, sacchi in pile e anche fiori colorati, lì dove sorge il sommarsi del tempo e di “detriti” come lo scorrere inesorabile del tempo sa fare.
In anguste cabine, immobili, passano le ore i giovani soldati dell’Onu per vigilare la “buffer zone”. Questa zona cuscinetto presidiata dall’Onu che separa le due parti varia per larghezza: a Nicosia capita che si riduca fino a 3 metri, ma in altre zone dell’isola arriva ad ampliarsi fino a 7 chilometri. Pare che all’interno della fascia vi siano intrappolati paesi fantasma e uno di essi continui a essere coabitato da turchi e greci ciprioti. La distanza di pochi metri è la distanza tra due mondi, di una ferita ancora infetta e dolorante. Perché la Repubblica turca di Cipro Nord, non riconosciuta internazionalmente, è considerata una vera e propria occupazione, con migliaia di ciprioti greci che hanno dovuto abbandonare le loro case e che dal 1974 al 2003 non hanno più avuto la possibilità di poter circolare liberamente in quella che precedentemente era la propria città, palcoscenico della loro esistenza. E’ così che mi racconta Maria, giovane ragazza cipriota, esuberante e ricca di energia. Lei non ha vissuto la guerra, le sue emozioni sono ciò che si respira ancora nei focolai domestici, dove la ferita non smette di sanguinare. “Quando ci è stata concessa la possibilità di varcare la green zone, in molti lo hanno fatto per ricongiungersi coi luoghi della propria memoria, spazi familiari di cui per troppi anni sono stati privati. Loro, i turchi, hanno distrutto gran parte delle nostre chiese o le hanno adibite a ciò che hanno voluto, senza rispetto alcuno…” Mi racconta con un misto di dolore e rancore. Mi spiega che la green zone, la linea di demarcazione tra nord e sud, quella che racchiude lo spazio presidiato dall’ONU, deve il suo nome al colore della penna utilizzata dal funzionario britannico che su una cartina ne ha calcato la divisione. Io ho varcato due volte il confine, la seconda con tanto di timbro sul passaporto. E’ davvero un’altra dimensione. Sembra incredibile come il mondo possa modificarsi in maniera così netta tra un passo e l’altro. E non sono le architetture a modificare l’ambiente, ma il paesaggio umano, l’atmosfera. La vita nella parte turca procede con ritmi differenti e, essendo uno stato non riconosciuto internazionalmente, manca di tanti servizi e attività commerciali per cui molti cittadini varcano “la frontiera” per fare acquisti e supplire le mancanze. Oramai vi è libertà di transito, ma accompagnata da un ragazzo cipriota, percepisco l’attenzione che pone in ogni passo, nello scegliere le vie più o meno illuminate in cui avventurarci.
Nicosia, in giornate roventi, tra case eleganti erose dal tempo e street art in ogni dove, mi dona la reale sensazione che le sue antiche e strette vie nascondano angoli deliziosi, alcuni estremamente curati dai suoi abitanti, la cui scoperta regala piccole gioie frammentate da profondi silenzi.
Maria Vittoria Pericu
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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