Il vero motore di questa storia sono i cospicui finanziamenti che arrivano dall’Europa.
Giova ironicamente considerare che l’ottenimento di questi cospicui finanziamenti sono stati il principale motivo di successo del precedente governo Conte, ma anche l’inizio della sua fine. Governo che, in un certo senso, è stato lasciato bollire come uno stanco ciclista in fuga, deputato a fare il lavoro sporco, in piena pandemia. Il lavoro antipatico, quello delle restrizioni sociali, che tutti i governi del mondo, peraltro, alla fine, hanno dovuto fare. Ma in un paese provinciale come il nostro, resta lavoro sporco più antipatico che altrove.
Così, al momento dell’arrivo della marea di finanziamenti, una fibrillazione percorre la società. Si muovono i pezzi grossi. La finanza attende il transito di questi flussi, reclamandone la gestione, e la grande produzione attende sgomitando un posto al sole. Per ultima, in questi casi, arriva la società delle partite iva e delle buste paga, della scuola e della sanità pubblica, la società dei piccoli piccoli.
Governi troppo “socialisti”, non sono molto ben visti dai pezzi grossi, in un mondo dove la politica è intrecciata con l’economia sempre di più e più di quanto dovrebbe. Ecco allora che si manifestano vecchi meccanismi antropologici che assumono sembianze di personaggi della politica, che fanno ma che, soprattutto, disfano, magari usando il potere distorsivo che meccanismi elettorali, non a caso antidemocratici, come le liste bloccate, consentono. Ed ecco che mentre quelli vedono ridursi il consenso politico, si ingrossano invece le fila di chi vorrebbe entrare in quei governi pronti a gestire i finanziamenti privilegiando il grosso, e non il piccolo.
Dal cilindro spunta l’uomo giusto con il suo carro. Il vaccino in pochi mesi alleggerirà il carico odioso delle restrizioni, arriveranno i soldi del Recovery, e le cose si metteranno meglio. Ulcere e brontolii di pance popolari incattivite si placheranno, e si confonderanno i meriti con i demeriti. I cavalli che lo trainano, quel carro, sono i media, già opportunamente preparati e condizionati dai loro proprietari, guarda caso gli stessi pezzi grossi, (ad esempio vicino a confidustria) che già avevano, in tempi molto sospetti, cambiato direttori a molte prestigiose testate, anche di sinistra.
Sullo sfondo, lo spettro di elezioni anticipate che significherebbero il disastro economico, sociale, sanitario, come disastro sarebbe, ora, in piena pandemia, un governo bolsonaroide o trumpoide, fascistoide, sovranistoide. Che nessuna persona di coscienza e buona volontà vorrebbe, ovviamente.
Il cocchio è già carrozzone, ma bello che tirato a lucido, trainato da coppie di cavalli bianchi, e un bel cocchiere impomatato. Non ci resta che accettare l’ennesima prova di forza di chi ha più braccia per tirare la coperta corta dalla sua parte, sperando che arrivi qualche briciola anche ai bisognosi e a chi merita.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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