Oggi mi è arrivata una Notifica di pagamento dell’Agenzia delle Entrate di Sassari: pare che due anni fa abbia venduto l’ultimo terreno appartenuto a mio padre, il più bello, sottostimandolo considerevolmente. Non mi sono arrabbiato, anzi. Mi sono detto che me lo meritavo e sono partito per Sassari. Io quel terreno lì mi dispiace di averlo venduto senza averlo mai visto, e così giro l’auto in direzione Ploaghe e mi metto a pensare… Lo ricordo ancora quel giorno. Sassari era bella anche sotto la cappa di caldo. L’Emiciclo brillava, anche se mancava la sua gente indaffarata, i postali provenienti dai paesi, le bancarelle del mercato… Ero entrato dal notaio e ne ero uscito un’ora dopo, senza batter ciglio… Avevo accettato la cifra pattuita e non avevo minimamente ribattuto… Il cartello che indica l’abitato di Chiaramonti mi sorprende mentre ancora penso al bar Rau in Piazza Italia e alle formaggelle che non avevo più trovato. Inverto la marcia e scendo per una strada bianca che mette paura. Il terreno sta giù, in una sorta di conca-anfiteatro ai piedi del paese. C’è anche una stradina e un agriturismo. Scavalco il muretto di pietre a secco e salgo per la ripida salita che porta a una specie di casupola dove sono presumibilmente conservati gli attrezzi da lavoro. Il terreno è vuoto di gente, così mi diverto a indovinare i fantasmi del tempo che aleggiano ancora tra i confini del podere… Sull’altro versante della collina ci sono i campi di grano. Il padre del padre di mio padre era un contadino analfabeta. Marrare e trigu erano i suoi verbi più frequenti. Però a Nino è stato lui a insegnare la matematica. Alle medie, mentre marrava su trigu, nonno Giommaria lo stuzzicava con problemi di matematica finanziaria che nascevano dalla sua esperienza di lavoro: ” Se vendi 250 litri di vino a 50 lire l’uno quanto guadagni? “ Eccole, le viti non le hanno ancora sradicate. Attraverso il ruscello. Quando Nino portava le vacche all’abbeveraggio nonno Giommaria gli stava dietro interrogandogli le tabelline… Era un uomo previdente. Sapeva che il nipote sarebbe diventato Revisore. Poi Nino andò a Sassari, e quando tornava a casa nonno Giommaria lo mandava nuovamente a marrare o a evitare lo sconfinamento delle vacche e allora lì Nino si leggeva qualche pagina per il prossimo esame e nonno Giommaria sorrideva soddisfatto perché sentiva un po’ suo quel successo. Ai figli, ai nipoti, diceva sempre che non si regala mai niente… Aveva ragione. Io questo terreno l’ho regalato e ora mi sorgono devastanti sensi di colpa. D’un tratto, da lontano, arriva un uomo, che ora mi stringe la mano. Stringo gli occhi. Ora me lo ricordo: è l’allevatore che aveva comprato il terreno due anni prima a Sassari. Mi chiede come sto, e mi racconta una storia… Su quello stesso terreno, nel ’48, mio padre aveva sfidato il latifondista del paese, capolista Dc, e pur perdendo le elezioni aveva ottenuto più voti di lui. Mi sorride. Mi promette di mantenere il campo di grano e anche le viti. Mi chiama figlio di mio padre. Ora capisco. Lo abbraccio, rivolgo la mia auto verso Cagliari convinto finalmente di aver salvato, appena in tempo, forse senza volerlo, qualcosa di prezioso…
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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