Nonostante m’impegni a leggere tutto quello che posso sull’argomento, continuo a non capire una mazza di finanza. Sono uno di quelli che, pur non avendo mai comperato un’azione, continua imperterrito a consultare resoconti e analisi varie nella remota speranza di cavarne fuori uno straccio di barlume necessario quantomeno a rendermi edotto sul perché lo scoreggio cinese potrebbe farsi sentire anche a Lu Fangazzu.
Ed è così che mi sono imbattuto in un’intervista a tale Ray Dalio. Costui era un perfetto sconosciuto, almeno per me, fino al momento in cui il “Corriere della sera” non me l’ha fatto conoscere, presentandolo come lo “Steve Jobs degli investimenti”. Dalio è a capo della Bridgetower, società che gestisce circa 200 miliardi di dollari. Insomma, un pezzo grosso, uno del mestiere, che si è fatto da solo e ne sa un be’. Sarà lui a farmi capire come diavolo funziona il meccanismo?
Il buon Ray ci spiega amabilmente come affrontare l’attuale momento di difficoltà. Consiglia di stare attenti agli estremismi (tradotto: non date retta ai vari Grillo e Salvini, non prendetevela con la Germania e con l’euro) e suggerisce di concentrarci sugli impedimenti che, a suo avviso, sono la principale causa della mancata crescita. E quali sono questi impedimenti? Ray Dalio potrebbe citare la pressione fiscale, il debito pubblico, la corruzione, l’evasione, la mafia, l’inadeguatezza della classe politica e dirigente, il clientelismo, il malaffare, le lobbies, le speculazioni, i migranti e i marò. Invece mi sorprende con effetti speciali. Il guru ce l’ha con il tempo libero. E la cosa si fa interessante.
Se siamo messi così male, afferma Dalio, è perché lavoriamo meno degli altri; troppe ore vengono sottratte al lavoro. Le statistiche dicono che siamo cari, costiamo l’83% in più di un lavoratore statunitense, se si tiene conto dei giorni e anni di attività effettiva. Abbiamo una media di 5.9 settimane all’anno di vacanza contro le 3.3 del nostro equivalente yankee. Secondo Ray Dalio “nel mondo di oggi bisogna essere produttivi, perché nel lungo periodo puoi spendere solo tanto quanto produci”.
Nel meraviglioso mondo di Ray Dalio, insomma, il concetto di “lavorare per vivere” viene rovesciato. Il tempo libero è tempo sottratto al lavoro e, soprattutto, non produce utili per la Bridgetower. L’uomo 2.0 deve dunque vivere per lavorare. Ciò consentirà a Mr. Dalio e compagnia di accumulare altra ricchezza.
Non ci resta che sperare nel grande troddio cinese.
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