Dobbiamo schierarci. Come alla fine degli anni settanta. Oppure dobbiamo spiegarci e spiegare e non soprassedere. Lo abbiamo fatto per troppo tempo ed è giunto il momento di essere chiari, netti. Non è tempo di miscelare i colori. Diciamolo chiaramente: il rosso è rosso e il nero è nero. Un assalto ad una sede di un sindacato di lavoratori è un’azione squadrista, fascista, ignobile, con una matrice chiara, limpida che non ha necessità di nessuna analisi sociologica. E’ più chiara e più netta di una rapina a mano armata che, per quanto condannabile, per quanto terribile contiene elementi analizzabili (dove, come, quando, chi l’ha commessa e perché) anche se, ovviamente, assolutamente non giustificabili. Ma l’assalto alla sede di un sindacato è la dimostrazione chiara che quell’ azione si voleva compiere, senza ragionevole dubbio: dei fascisti, con un cuore fascista, una visione fascista, limitata, retrograda, cattiva, insulsa e ignobile hanno deciso di lanciare un segnale chiaro e terribile, hanno voluto fortemente lasciare la loro firma che diceva molto chiaramente nettamente: “questo è il nostro modo di agire, questo è il nostro concetto di discussione politica, questo è il nostro modo di vedere la democrazia”. Come per Togliatti, come per le camere di lavoro assaltate dagli “arditi” prima della presa del potere da parte di Mussolini, come le azioni della brigate rosse, dei nuclei armati proletari, come i pestaggi alla Diaz a Genova durante il G8 nel 2000: una volontaria dimostrazione di forza e cattiveria, senza mezzi termini, senza nessuna possibilità di dialogo. La distruzione della sede della CGIL a Roma è devastante per la democrazia ed è ancora più devastante chi prova a modificare l’ordine del discorso o di chi prova con stupida furbizia a dichiarare: “basta con queste discussioni sul fascismo, sono superate”. Dobbiamo schierarci con forza e schiettezza e, soprattutto, con chiarezza: o le condanni o le assolvi. Non è tempo di “vediamo, analizziamo, proviamo a, guardiamo il contesto generale”. Non c’è più tempo. Li abbiamo visti e vissuti quegli anni bui degli scontri, delle tensioni, che ci hanno portato al terrorismo. Dobbiamo schierarci e dirlo con forza: queste persone non hanno diritto di tribuna, non possono dettare l’agenda di una democrazia compiuta: sono fascisti, sono squadristi, non hanno nessun argomento, non vogliono discutere di green pass, vaccini o libertà. Dobbiamo comprenderlo e schierarci: per loro non ci può essere posto nel mio orto sociale. Sono fascisti e il fascismo è stato il male assoluto. La chiarezza, di questi tempi è importante come le parole e i gesti. Chi inizia con il distruggere la sede di un sindacato finisce per devastare la democrazia. Fatevi da parte: per voi e per i vostri gesti non c’è più posto. Abbiamo già visto, abbiamo già dato, abbiamo già sofferto.Dialogare e mediare fa parte del mio mestiere. Sono sempre disposto a sedermi sul tavolo e guardare le carte di tutti. Ci sarà il tempo per farlo. Ci dovrà essere il modo per spiegarsi. Adesso, però, è il momento della condanna e della fermezza. E’ il momento di schierarsi: io sto con la democrazia. Quella che non distrugge le sedi di nessun sindacato, di nessun partito, di nessun gruppo politico, quella che non manganella nessuno, quella che è disposta, sempre, al dialogo con tutti, soprattutto con il dissenso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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