Non lo faccio mai, ma ieri ho letto un tema in classe. Prima di iniziare, non ho detto chi l’avesse scritto: solo l’autrice, dopo le prime righe, ha capito. Avevo assegnato un tema – anzi, oggi si chiama “Riflessione critica di carattere espositivo su una tematica d’attualità” e va passata attraverso una griglia di valutazione comprendente dieci voci – sull’uso e abuso dei social network. I punti centrali della domanda erano: in molti si sono stancati e stanno cancellando gli account, secondo voi perché? Lo fareste anche voi? Lo avevo assegnato dopo aver letto l’addio a Facebook del presidente dell’Anci Emiliano Deiana. I temi, più o meno tutti, ruotavano attorno ad una tesi e un’antitesi, così riassumibili estremizzando:
Poi, proprio ultimo tra tutti, ho estratto dalla fascetta di cartone quel tema. Il vero argomento era il concetto del tempo. Cosa sia il tempo sprecato, il tempo compromesso, il tempo perso. Un lungo elenco di cose che la dipendenza da social ci ha tolto. Scrivere una lettera a mano ad un’amica, consolarla per una delusione senza passare dalla chat, passeggiare per le vie del paese senza un motivo preciso, andare a trovare i nonni, fare la cosa più difficile e lunga quando se ne potrebbe fare una più facile e breve. Man mano che mi ci inoltravo, il testo assumeva sempre più il carattere di una rievocazione nostalgica e della supplica: riprendiamoci la nostra vita. Lo diceva a se stessa, riconoscendosi essa stessa parte del sistema. Può provare nostalgia, una ventenne? Mentre me lo chiedevo e stavo per concludere la lettura, ho intravisto il suo volto inondato di lacrime. Con un fazzoletto di carta cercava di arginare il pianto. Credo abbia pianto non perché commossa dal premio del suo tema letto alla classe, ma proprio per l’angoscia del tempo perso nell’illusione di risparmiare tempo. Mi sono appuntato questo fatto a penna, nella pagina 14 marzo della mia moleskine.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design