All’Onorevole Pili ormai abbiamo fatto il callo. Noi sardi, intendo. Non ci sorprende, se si fa eccezione per pochi creduloni, e quasi ci diverte vedergli interpretare queste parti da duro e puro. Ogni volta che inforca una causa, capita di chiedersi: “ma come gli sarà venuto in mente?” oppure “ma tutte lui le scopre?”, o anche “ma chi glielo fa fare?” Se per il periodo d’oro di Forza Italia facciamo fatica a ricordare un sardo più berlusconiano di Pili, da qualche anno, da quando Berlusconi è collassato sotto la sua stessa ombra, Mauro da Iglesias ha scelto, per dare un senso alla sua mission, tutt’altro filone. Ora è un barricadero che si arma di gommone, telecamera, bandiera e va a difendere di volta in volta uno scavo archeologico (anche se poi risulta tutto in regola), una costa minacciata dalle trivelle (che poi si rivelano battelli per il monitoraggio ambientale) un’isola minacciata dalla speculazione edilizia. Nel caso specifico di quest’isola, che poi sarebbe Budelli, Pili non dice che nessuna villa è possibile, così come nessun aumento di volumetria è permesso. No, non lo dice. Allo stesso modo dimentica di dire che, per effetto della sua battaglia, i maddalenini e tutti gli altri sardi potranno entrare a Budelli solo accompagnati da una guida, evidentemente dopo averla pagata. Una strana forma di libertà a casa propria. Il tutto grazie alle mirabolanti gesta di Mauro da Iglesias. Però è più forte di lui: se c’è una battaglia va combattuta. Addio dunque alle posizioni filogovernative dei tempi d’oro, quando votava con i suoi per la privatizzazione della Saremar o per il piano di riforma carceraria che ha portato molti detenuti del 41 bis in Sardegna (tutte cose contro cui si è scagliato, in Sardegna, dopo averle votate a Roma). Addio battaglie da destra contro il PPR dell’odiato ambientalista Soru, responsabile di una scellerata frenata all’economia del cemento. Altro che difendere le coste: a quei tempi era più importante pensare all’edilizia, a prescindere dalla sua sostenibilità. E addio anche alle tentennanti interrogazioni della fase tiepida, quella in cui Berlusconi era ancora al potere ma Pili non era già più nelle sue grazie, e nel dubbio se usare l’artiglio o il piumino, chiedeva garanzie sui lavori del G8 in corso a La Maddalena, riceveva vaghe rassicurazioni e, per non infastidire ulteriormente, ritraeva il piumino da battaglia dicendosi soddisfatto delle rassicurazioni. E intanto la cricca mangiava. Ora al contrario, come dicevo, è tutto un susseguirsi di sbarchi, blitz, conferenze stampa, interrogazioni al vetriolo, allarmi. Che di solito lasciano il tempo che trovano. Si, perché Mauro sceglie bene le sue battaglie: devono riguardare questioni impressionanti. Poco importa se dietro l’impressione ci siano anche problemi veri; quello è un dettaglio per i tecnici. I politici devono volare più alto. Anzi, più i problemi sono reali e complessi, più il politico deve scegliere soluzioni semplici, per farsi capire da tutti, specialmente da quelli che di capire non hanno alcuna intenzione. Qualcuno queste soluzioni le chiama slogan, ma di solito si tratta di comunisti o di servi del potere statale, entrambi nemici di una Sardegna Unida e Franca. Solo uno eguaglia Mauro sul terreno che questi si è scelto; e anzi, lo sopravanza di parecchie spanne: è Doddore. Ma stiamo parlando di un confronto impari: da una parte Marchisio, dall’altra Maradona; da una parte Ligabue, dall’altra Vasco. Da una parte i New Trolls, dall’altra i Pink Floyd. Si, perché Mauro di rapimenti e di extraterrestri ancora non si è azzardato a parlare. È roba difficile, in un attimo rischi di rovinare tutto. Però, se i sondaggi continuassero a preoccupare, anziché tentare di tirarli su di qualche zerovirgola solo a colpi di incursioni, chissà che non convenga lanciarsi, che so, sulle scie chimiche, sui cerchi nel grano, sul triangolo delle Bermude, su Atlantide. Chissà. Temo che dopo un po’ smetteremmo di sorprenderci anche di quello e che -anche in quel caso- avremmo comunque la sensazione di stare di fronte a un copione già visto.
pubblicato il 12 novembre 2015
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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