Certo, i sogni hanno i colori di una primavera appena sbocciata, un cuore che pulsa al contrario, una strada in discesa, un viaggio infinito tra la terra e l’infinito. I sogni non hanno contorni, ma sono cornice della vita, non costruiscono il futuro, ma aiutano a sopravvivere, a credere e scommettere. Per Murtaza, un bambino afgano di cinque anni, i sogni sono piccole scatole di cartone ruvido. Non ha idea di cosa possa essere il mondo e tutto si riduce ad un pallone e ad un nome. Non c’è un campo verde, non ci sono riflettori e non ci sono neppure le magliette vere, in Afghanistan. Murtaza però quel sogno lo coltiva. Il padre trova una busta di plastica a strisce biancoe azzurre e quella diventa la maglietta, ci scrive un numero e un nome: 10 MESSI. Quella foto di Murtaza con la magliettta di plastica fa il giro del mondo. Ma lui non lo sa. Giunge fino a Messi, quello vero, che di sogni ne regala quasi tutti i giorni. Così, in quel punto infinitamente piccolo del villaggio di Murtaza è arrivata la maglia vera di Lionel Messi, quella dell’Argentina, a strisce bianche e azzurre, con tanto di firma del pallone d’oro. Murtaza l’ha indossata felice e ha cercato subito un pallone. I sogni rotolano sempre con molta leggerezza per i bambini di cinque anni. A volte basta un gesto per costruire un sorriso. I sogni non servono a modificare la realtà. Non chiedetelo neppure. A Murtaza non serve. A lui basta soltanto quella maglia che da un’altra parte del mondo, in un sogno un po’ più grande, indossa un’altra pulce che ha deciso di continuare a regalare sogni. Certo, i sogni non racimolano certezze e non demarcano il futuro. Però è bello pensare che dove finisce una maglietta di Messi possa esserci un bambino che cammina nella dolcezza infinita di un abbraccio tra il nulla e il tutto. A questo servono i sogni: a raccontare la vita con maggiore facilità.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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