E basta su, l’abbiamo capito che c’è crisi, l’avevamo anche pre-detto (scrissi al proposito circa una trentina di articoli sull’allora sito di Sardegna Democratica, prendendomi gli insulti di chi diceva che saremmo stati tutti più ricchi e più bene, infatti…).
Ma da anni era chiara la direzione, che certe politiche e certi comportamenti della nostra cotanto evoluta società sarebbero sfociati in questo. Il capitalismo liberista declinato in salsa italica non poteva portare ad altro che a questa crisi, perché le risorse non sono infinite e più sono concentrate, come possesso, più ci saranno persone escluse da quel possesso in modo estremo, totale. Ci siamo tutti, me compreso, comportati come cicale e non come formiche, perdendo il senso di comunità e di solidarietà, “ognun per sè e Dio per tutti”, poi quest’ultimo non si fece vedere ed ancora tarda.
Ci siamo gettati nella corsa all’oro pensando che ce ne fosse per tutti, ma così non era. Ci siamo allargati a scapito dell’ambiente circostante, impattandolo in modo spesso irrimediabile. Ci siamo allargati nella presunzione che essere ricchi sia la felicità, grossa balla anche se avere soldi ti fa stare meglio che senza. Ma avere soldi e perdere tutto il resto non mi pare una cosa poi così conveniente. Perdere tutto ciò che non si può ricomprare non può essere felicità, lo dico nella giornata mondiale dedicata proprio a questo status, quello di “esseri felici” che per esserlo hanno sacrificato tutto ciò che tali poteva renderli.
Nulla come le crisi profonde potrebbe indurci a profonde riflessioni, per fortuna si comincia a farne, costretti obtortocollo dalla necessità, ma c’è chi ancora continua a sognare da cicala, a insistere e pretendere che si ricominci a fare gli stessi identici errori che a questa condizione ci hanno portati, ancora c’è chi invoca l’industria, tanta, dopo lo scempio della chimica e dell’intensivo. C’è chi ancora sogna l’Eldorado di un turismo come quello che ha portato al suo ideatore, Karim l’Aga Khan, una montagna di debiti ben più grande dei Monti di Mola. La condizione di posti e paesi come Arzachena, che oggi vedono la tristezza di attività e negozi chiusi, una disoccupazione a livelli stratosferici ed una incapacità di dedicarsi ad altro che non sia la sudditanza da chi, assetato di ricchezze, pensavano venisse qua a darle a noi. Ieri un Ismaelita, oggi gli Emiri e non solo, le cronache ci raccontano pure di qualche infiltrazione mafiosa.
Scrivo ben conscio del fatto che queste cose, a sentirsele dire, dolgono. Non mi aspetto quindi grandi numeri o grandi letture, ma spero che almeno in quei pochi che leggeranno qualcosa si smuova. Scrivo perché la sfiducia che ci sta contagiando non diventi cronica. Scrivo perché il mio sogno è un altro, da sardo e da uomo di questo mondo, scrivo perché ancora credo che noi, comuni mortali che questa crisi continuiamo a subirla per mantenere quei pochi privilegiati ancora tali, possiamo fare molto e molto c’è da fare.
Per cominciare organizzandoci, come un grande sardo, Antonio Gramsci, troppo presto dimenticato consigliava tempo fa, discutendo ed incontrandoci al di fuori dei recinti dei partiti, delle ideologie e delle religioni che non funzionano più perché totalmente incapaci di stare al passo coi tempi, di comprendere che quella che chiamavano evoluzione altro non è stata che una involuzione, un ritorno all’odio e alla barbarie, questo vediamo oggi nel mondo e questo dovremmo scongiurare.
Organizzandoci e ripartendo dai valori primari della legalità, dell’onestà e dell’interesse comune. Parliamo tanto di democrazia ma non siamo capaci, non siamo mai stati capaci ad applicarla, in democrazia i pensieri differenti dovrebbero avere i mezzi e la possibilità di operare insieme, di confrontarsi e di potere contare su leggi che garantiscano a tutti i diritti, a cominciare da quello di parola e di esistenza, di dignitosa esistenza per tutti. Ma siamo ancora lontani. Chiunque detenga il potere può fare e disfare a suo piacimento, oggi lo smantellamento è pressoché totale, se pure la Carta Costituzionale può essere manipolata da pochi e non eletti privilegiati e tutto questo grazie al fatto che sempre troppo pochi cittadini ne conoscevano e conoscono l’importanza e contenuti. Organizzarci perché se non lo facciano noi saranno altri a farlo per noi e continuare a lamentarcene sarà vergognosamente patetico, già lo è.
Non mi interessa quale sia la tua fede, religiosa, politica o calcistica, mi interessa che si torni ad avere consapevolezza e presenza, mi interessa che si torni all’impegno, quotidiano e continuo, di tutti su tutti i temi che ci riguardano. Mi interessa che ogni singolo sia una entità a sé, carica di quei principi e valori che lo rendono, nella sua diversità, paritario e rispettoso per chiunque altro, indipendente nell’interdipendenza che la vita propone/impone ad ognuno di noi.
Capace di scegliere e di scindere scientemente, questa è la vera indipendenza, la realizzazione per ognuno di noi, l’unico sogno che una formica, non una cicala, può fare e vivere meglio in questo esteso formicaio che sta diventando l’umanità. Legalità e Diritti, Solidarietà e Convivenza, da qui credo che ogni sogno debba partire, che una società davvero evoluta debba ripartire. Prendetelo pure come una sorta di appello, ma prendiamo una decisione che sia davvero convincente per noi stessi, che ci sappia illuminare quel tanto che basta per uscire, almeno per ora, se non da una pressante crisi economica, almeno da quella ben più grave e pericolosa perché culturale e sociale, prima che vengano a mancare anche le basi essenziali per poterlo comporre, un pensiero, per poterlo immaginare, un sogno.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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