Ho amato terribilmente Francesco Nuti e i Giancattivi. Credo che il loro film d’esordio “A ovest di paperino” sia un capolavoro. Per colpa di Nuti ho amato anche il biliardo e ne ho imparato le regole. Un film come “io Chiara e lo scuro” bisogna averlo visto almeno dodici volte. Così come ho fatto io. Poi succede qualcosa. I film cominciano a prendere contorni diversi e si allontanano dall’altro bellissimo “Madonna che silenzio c’è stasera”. Nuti comincia a rimpicciolire, a non far ridere più, a non essere quel toscano bellissimo e assurdo. Nuti sconfina nell’alcool, entra in depressione, ha dei problemi con la moglie e poi, un incidente domestico lo costringe alla disabilità. Sparisce dal nostro immaginario collettivo. Dalle mie parti ritorna: prima in vhs, poi in dvd, ultimamente in streaming. I suoi film li trovate dappertutto, ci sono dei momenti esilaranti, altri struggenti. Nuti passeggia, di tanto in tanto nei miei attimi di tranquillità. Poi oggi, leggo tra le piccole notizie, che Francesco Nuti è stato maltrattato da un badante trentacinquenne, allontanato, per sicurezza dal giudice. Francesco aveva un badante e non lo sapevo. Perchè siamo così abituati ad innamorarci dei nostri eroi che siamo perennemente convinti che possano essere sempre identici ai film. Così Monica Vitti è ancora, per me, la donna con il “culo a mandolino” di “io so che tu sai che io so”; Laura Antonelli non è mai scesa da quella scala maliziosa e Massimo Troisi non è mai morto e, comunque, non è mai invecchiato. Francesco Nuti è stato un grandissimo attore. Saperlo maltrattato da un badante mi intristisce parecchio. Certo, i problemi sono altri, ci mancherebbe. Però quel sorriso dolce e “grullo” di Francesco per me è impareggiabile. E’ come ricevere un piccolo grande abbraccio. Dai Francesco facci vedere quel colpo fenomenale del biliardo: te lo ricordi? Quindici palle. Perchè tante ce ne vogliono per continuare a sorridere.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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