Guardate l’intestazione prestampata di questo documento che ho consultato all’Archivio di Stato di Cagliari. E’ una pagina degli atti di un processo celebrato nel giugno del 1944. Due dei titoli attribuiti a Vittorio Emanuele III sono stati cancellati, probabilmente dallo stesso giudice che l’aveva redatta, con un frettoloso tratto di penna che non nasconde né opinioni politiche né coscienza profonda dell’accaduto, quella obliterazione è soltanto un negligente gesto burocratico che da quasi un anno il funzionario era abituato a fare su quei fogli prestampati. I titoli, come vedete, sono quelli di re di Albania (gli resta soltanto quello di re d’Italia, o meglio, di un pezzo d’Italia) e imperatore di Etiopia.
Ebbene, quando sfogliando quel processo gli occhi mi sono caduti su quel tratto di penna, sono stato per un attimo investito dal senso della storia più che dalla lettura di un milione di libri. Avete ragione, è roba da sentimentali ignoranti quale io sono, la storia si capisce studiando e riflettendo su ciò che si è studiato, non restando affascinati da un pasticcio a stilografica su un ingiallito foglio di archivio.
Però ho pensato a quel giudice che certo non doveva essere un analfabeta e che, vista l’importanza di quel processo, un processo politico, doveva avere una certa esperienza e quindi una certa età. A un dato momento della sua carriera di onesto magistrato, nel 1943, si è trovato a dovere correggere i titoli del re in nome del quale amministrava la giustizia. A distanza di pochi mesi si era abituato alla nuova condizione, cancellando la vecchia con due sbrigative lineette, tanto sbrigative che fanno facilmente trasparire la storia precedente alla caduta dell’impero. Un cambio che a noi appare epocale per lui era soltanto l’adeguamento a una nuova realtà, al nuovo Stato, tra l’altro talmente povero e in difficoltà di mezzi che non poteva neppure permettersi di mandare al macero i fogli prestampati e commissionarne dei nuovi che evitassero quel grottesco tratto di penna; il quale, a ben vedere, era un quotidiano e meritato oltraggio al re codardo di quell’italietta dalla quale, poi, nacque un’Italia che, con tutti i suoi difetti, in fondo sento mia.
Ecco, tutto questo delirio per dire che alle volte gli imperi cadono in pochi giorni e i popoli si abituano ben presto alle mutazioni di stati di fatto che sembravano eterni. Basta un trattino di penna.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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