Ci sarà un motivo, uno almeno, che abbia portato due giovani trentenni ad insegnare il saluto “fascista” ad un bambino di quattro anni. Ci dovrà essere pure un motivo del perché i genitori, chiamati dalle maestre si siano giustificati affermando che vogliono dare al ragazzino un’educazione sana, improntata sui valori tradizionali e naturale, e ci sarà anche un motivo per cui il papà del pargoletto, quando la maestra gli fa notare che il saluto fascista diciamo è vietato non dalla Legge ma, addirittura, dalla Costituzione, lui serafico si sbottona la manica della camicia e mostra con fiero ardimento l’avambraccio dove è tatuata la croce uncinata nazista. Probabilmente ci sarà un motivo ma io, sinceramente non lo colgo. Ho creduto, davvero, fosse un’invenzione giornalistica. Ho provato a verificare se la notizia fosse una favola del web ed invece, a quanto pare, tutto questo è accaduto in una scuola materna pubblica a Cantù, provincia di Como. Profondo Nord. Italia. Una città dove, da due anni, viene ospitato il festival Boreal, un raduno di ispirazione neonazista, una sorta di “happening” nero che raccoglie molti militanti dell’estrema destra proveniente da tutta Italia e da molti paesi europei. Il sindaco di Cantù, a suo tempo, ha concesso l’autorizzazione perché “Tutti hanno diritto alla parola, anche i fascisti”. Ecco, ci sarà pure un motivo perché certi passaggi non si comprendono ma, vorrei sommessamente ricordare al il sindaco ciò che recita la disposizione transitoria e finale della nostra Costituzione al titolo XII: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Ecco, al sindaco e ai genitori del piccolo cucciolo d’uomo mancano i fondamentali della democrazia e i principi costituzionali: un sano ripasso ai libri di educazione civica da parte di chi intende governare una città con le regole dello Stato e da chi intende far crescere i bambini in questo paese male non farebbe. Poi, per carità, ognuno è libero di salutare e far salutare come crede il proprio figlio. Ma non in un luogo pubblico dove c’è la fotografia del presidente della Repubblica che incarna idealmente, fino a prova contraria, lo Stato e la Costituzione. Comprese le disposizioni transitorie e finali.
A margine, inviterei il giovane padre, che per giustificarsi ha affermato che non c’era niente di strano nel gesto di quel saluto, perché intendevano, lui e la moglie, dare al bambino un’educazione rigorosa e naturale, di fare un salto in uno dei qualsiasi lager disseminati tra la Germania e la Polonia ad ascoltare le urla dentro quel silenzio. E ci dica, poi, cosa ci trova di tanto naturale .Provi ad insegnare a suo figlio ad abbracciare gli uomini e la storia. Lo aiuterà a crescere in pace con il mondo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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