Non sono mai stato bravo a far di conto. Anzi, a dire il vero ero molto disattento. Essendo, da piccolo, dotato di esagerata fantasia, non riuscivo a capire i teoremi, le parentesi tonde, i monomi, gli alfa figurato enne, le frazioni, le radici quadrate, i logaritmi. Vivrò ugualmente, mi dicevo. Ed in parte è vero. Fu una professoressa alle scuole superiori che mi disse, quasi sorridendo: “la matematica è perfezione. E bisogna amarla senza discussione. Ma il procedimento per arrivare alla perfezione ha la sua creatività. Dovresti imparare le regole. E’ quello la bellezza della matematica. Non il risultato. Se impari le regole e i processi che ci sono dietro, imparerai a vivere.” Le regole. Nel corso degli anni, per mestiere, ho avuto a che fare con le regole. Ed oggi, praticamente ci vivo dentro le regole. Le rispetto e le devo far rispettare. La lezione della mia professoressa è ancora valida: una volta imparate le regole, tutto diventa più facile. E chi ama la matematica arriva al risultato esatto, perfetto. Chi invece si distrae o non sa far di conto, come me, anche se ha seguito tutto il protocollo, non arriverà al risultato perfetto. Io, chiaramente, imparai le regole, ma il risultato era, ahimè, sempre sbagliato. Un mio amico, oggi famoso commercialista, mi disse che era facile arrivare al risultato. Bastava truccare qualcosa nei vari passaggi. E se dentro una parentesi vi era un – 3 lui lo faceva diventare + 3 o spostava numeri tra le parentesi tonde e le quadre. In maniera infinitesimale. Difficile da scoprire. Era bravo. Bravissimo. Ma la professoressa era molto più brava. E più onesta. Un giorno mise un sei striminzito a me che non avevo ottenuto il risultato perfetto e un quattro a lui perché aveva barato. “Avete entrambi seguito la procedura. Uno ha sbagliato i conti e l’altro ha camuffato gli errori. Preferisco premiare chi sbaglia con inconsapevolezza piuttosto che chi arriva al risultato cambiando i numeri”. Fu la mia più grande lezione adolescenziale. Continuai a prendere il sei striminzito in matematica. Ma imparai che le regole andavano rispettate. Sempre. A dispetto del risultato. Il 5 marzo del 1993 Ben Johnson, al termine di una gara di atletica leggera, risultò nuovamente positivo. Per la stessa ragione nel 1988 era stato squalificato e tutti i suoi primati mondiali annullati. Venne squalificato a vita, per non aver rispettato le regole del gioco.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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