La moda di quest’anno è postare gli scontrini nei social, condividere con la comunità quei prezzi esagerati e scelte bislacche come, per esempio, far pagare due euro il taglio di un tramezzino. E’ tutto un evidenziare di lamentele, di prese di posizione nette contro i commercianti e contro un turismo cafone, avido e poco rispettoso delle persone. In questo campo le verità sono tante e al di la della boutade folcloristica del mostrare lo scontrino nella bacheca per sbattere la propria indignazione all’universo mondo, c’è anche la possibilità di analizzare, in maniera meno urlata ed urlante, le motivazioni che portano gli esercenti a gonfiare i prezzi o ad approfittare della situazione. Si è sempre detto che le vacanze ad Agosto sono quelle più a rischio per una serie di motivi: poca attenzione per le persone, non eccelsa qualità nei servizi, attese lunghe e spasmodiche nelle pizzerie o ristoranti, prezzi da “prendere o lasciare”. Difendersi non è semplice, però qualcosa si può fare: verifichiamo se l’esercente ha un menù sia all’esterno (in questo caso sarebbe molto più semplice verificare i prezzi prima di sedersi al tavolo) che all’interno. Diffidate di chi vi snocciola a memoria antipasti, primi, secondi, frutta e dolce. Conoscere il prezzo è fondamentale un po’ come quando entriamo in qualsiasi negozio: ci sono cappotti, maglie, camicie, cravatte con prezzi diversi e noi, in base al nostro gusto, alle nostre esigenze e alle nostre tasche sceglieremo quello più conveniente. Così nei ristoranti è bene osservare i menù esterni e stare attenti al terribile “coperto” (ci vorrebbe una legge per eliminarlo) o ai vari extra e, altra semplice accortezza, chiedere la carta dei vini. Qualcuno dirà che è uno scandalo far pagare una pizza venti euro però – ed è un però che la dice lunga sul libero arbitrio – è scandaloso accettare quel prezzo per poi lamentarsene in pubblico. Se decido di prendere un aperitivo nella piazzetta di Porto Cervo so benissimo che avrà un costo molto alto, come una consumazione al Bilionaire o una cena da Cracco. Non posso, poi, mostrare lo scontrino di quell’aperitivo, di quelle consumazioni o di quella cena all’universo mondo indignandomi e facendo indignare tutti. Acquistare un capo di Prada in via Montenapoleone a Milano ha un prezzo. Non so se sia giusto o sbagliato: è il libero mercato e siamo liberi di non acquistare capi di vestiario in quei negozi. Se lo faccio sono conscio della mia scelta. Si dirà: stiamo parlando di un ombrellone e un paio di sdraio nelle spiagge normali: non a Capalbio a Coccia di Morto ma, per esempio, in Versilia, nel litorale ligure e anche in Sardegna. Le vacanze hanno un prezzo troppo alto e gli esercenti italiani sfruttano l’attimo fuggente: in alcuni casi si hanno a disposizione due mesi per incassare ciò che altri riescono a mettere da parte in un anno. Di queste scelte sarebbe il caso di discuterne e di saper pianificare, per esempio, un turismo che tenga conto dei mesi di spalla, di un turismo che sappia allargare gli orizzonti ai mesi invernali. Invece tutto si concentra in pochi giorni: le sagre, le feste, i festival letterari, i fuochi, i concerti si svolgono tra luglio e agosto e così gli aeroporti sardi e i porti sembrano come presi d’assalto, tutti a decantare numeri strabilianti per poi rendersi conto che, in effetti, era solo un’araba fenice, un investimento da “mordi e fuggi” e con polemiche – a volte pretestuose, a volte reali – sulla qualità dei servizi offerti nella nostra isola. Le lamentele creano necessariamente più “audience” ma se cominciassimo, per esempio, a pensare a concerti, festival letterari, percorsi archeologici, visite ai parchi nazionali tra ottobre e marzo con dei pacchetti chiari, dove i prezzi sono bloccati, dove non c’è la trappola della tassa sul taglio del tramezzino, dove l’offerta mira alla qualità vera, reale, non sarebbe tutto più facile? Ci vuole organizzazione e visione politica e da queste parti la saracinesca sembra mestamente chiusa.#giampaolocassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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