Il 5 novembre del 1994 George Foreman conquistò, ben vent’anni dopo la prima volta, il suo secondo titolo mondiale dei pesi massimi, alla non più giovane età di 45 anni suonati, passando, così, dall’epoca d’oro degli anni ’70, direttamente agli anni ’90, epoca certo meno esaltante per il pugilato. Strano destino il suo, se paragonato a quello di Muhammad Alì, con la quale ha condiviso uno dei match più significativi della storia, il titolo mondiale del 1975 a Kinshasa e vinto, contro pronostico, da Alì, grazie più alla sua tecnica, resistenza e intelligenza, che alla potenza. Una gara di attesa per sfiancare con pazienza il rivale, “un imbecille da prendere al laccio”, dichiarò poi il furbo Alì. All’epoca Foreman, forse il più potente pugile di tutti i tempi, non si interessava di politica e di diritti civili, come invece faceva il rivale. Era un ex boscaiolo rissoso che aveva imparato a mettere kappaò, senza storia, i più grandi pugili dell’epoca, si pensi solo a due giganti come Frazier e Norton, e a sventolare, nel periodo della contestazione, la bandiera americana. Un perfetto afroamericano americano, esattamente il contrario di Alì, contestatore e istrionico. Dopo quella sconfitta con Alì, però, Foreman attraversò un periodo oscuro, ritirandosi presto, nonostante il talento e la giovane età, dal pugilato, a causa di una profonda crisi religiosa. Nominato ministro di culto, e solo dopo una decina di anni di predicazioni del Vangelo, Foreman, ormai quasi 40enne, decise di tornare su ring, con la sua devastante potenza ancora superiore, scalando le classifiche fino alla conquista del titolo. Oggi, Foreman, l’imbecille da prendere al laccio, è un ricchissimo uomo d’affari, dedito alle opere religiose di bene e di carità. Muhammad Alì, uomo di grande intelligenza e tecnica pugilistica, ha combattuto a lungo inseguendo una ribalta di cui non aveva certo più bisogno, e oggi, forse per quel motivo, è affetto da una grave malattia degenerativa. Nel paese che oggi è diventato di un Presidente Afroamericano, anche se non discendente degli schiavi afroamericani ancora in cerca di una compiuta emancipazione, questa è la storia di quelli che, in un modo o nell’altro, ce l’hanno fatta. Cosicché si possa dire che si, il sogno americano, anche per loro, tutto sommato esiste.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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