Ci ho pensato. Giuro che ci ho pensato. Si potrebbe vivere come una piccola vittoria, il raggiungimento di un traguardo: un pregiudicato che è accettato da tutti, ha percorso tutte le tappe, è arrivato sino alle porte dell’inferno ed è riuscito a ritornare indietro sino ad essere eletto presidente della Repubblica italiana. Ci ho pensato e in linea di massima l’ho ritenuto giusto, sensato, possibile. Chi ha varcato le soglie di un tribunale, chi è stato giudicato, chi ha dovuto chiedere a dei giudici l’affidamento in prova al servizio sociale, chi ha ottenuto da un Tribunale di Sorveglianza la completa riabilitazione diventa Presidente della Repubblica e, quindi, il capo del Consiglio Superiore della Magistratura. Ci ho pensato, giuro che ci ho pensato a quella fotografia che per sette anni potrebbe essere esposta in tutte le scuole, nei tribunali, negli uffici pubblici in genere, la fotografia di un presidente della Repubblica che dopo una condanna passata in giudicato, dopo aver scontato quei giorni in misura alternativa alla detenzione, adesso ci osserva tutti con aria severa, alquanto soddisfatta, immateriale, decisamente compiaciuta: ci son riuscito, nonostante tutto, nonostante gli errori, nonostante i reati, nonostante le condanne, nonostante le prescrizioni sono qui a dimostrazione che l’articolo 27 della Costituzione racconta una parabola bellissima: le pene devono tendere alla rieducazione del condannato ed io ne sono la dimostrazione plastica: sono il senso più alta della carta costituzionale italiana.Ci ho pensato. Giuro che ci ho pensato. E mi son detto: dunque può capitare ed è possibile possa accadere. In fondo è un buon padre di famiglia, cinque figli e undici nipoti, è amico di tutti e nemico di nessuno, il più giovane imprenditore italiano nominato cavaliere del lavoro, il fondatore della tv commerciale in Europa, il presidente di club che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale. Ecco, leggendo e ricordando tutto questo ho anche pensato una cosa semplice: Silvio Berlusconi non può essere eletto Presidente della Repubblica, non perché ha avuto dei guai con la giustizia ma semplicemente perché è Silvio Berlusconi. Vi chiederete: ma un giornalista dovrebbe essere obiettivo. Vi rispondo con le parole di Umberto Eco: “Il giornalista ha il dovere della testimonianza. Deve testimoniare su ciò che sa e deve testimoniare dicendo come la pensa lui”.Ci ho pensato ad un ex pregiudicato al Quirinale e per quanto bello, inclusivo, frutto di un percorso riparativo, sono giunto alla conclusione che non siamo ancora pronti. Noi siamo il paese che se qualcuno commette un reato urliamo in coro che dovremmo sbatterlo in galera e buttare la chiave. Siamo fatti così. Il percorso per l’inclusione degli ex detenuti è ancora lungo. Mi dispiace, ma per questo giro il piano B. non può funzionare, pensiamo a qualcun altro. Magari Marta Cartabia, attuale Ministro della Giustizia o Luciana Lamorgese Ministro dell’Interno: due donne al di fuori degli schieramenti politici. Per lui, per l’unto dal Signore, aspettiamo che il paese cresca e capisca l’importanza della rieducazione. Verrà il giorno, vedrete, in cui a Silvio, come a tanti altri ex detenuti, ex affidati, ex pregiudicati, sarà data una seconda opportunità.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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