PREMESSA
Lo chiedo brutalmente: ma noi siamo davvero un paese che non tratta? Un popolo dalla linea dura, incontrovertibile? Siamo davvero convinti che non ci sono mai i margini con certe persone ed alcune organizzazioni? Davvero non abbiamo mai trattato con i terroristi rossi e neri, con i sequestratori di persona a scopo di estorsione, con i nuovi terrorismi? Siamo convinti che lo Stato, in tutti questi anni è stato arbitro imparziale e ha solo pallidamente osservato gli eventi? Ecco, se siete convinti di questo non andate oltre. Questa è una storia che non fa per voi. Se, invece, nutrite dei dubbi, delle piccole crepe sulle incontrovertibili certezze ecco, questa è una storia che va letta perchè, paradossalmente, ci siamo dentro tutti. Nessuno escluso.
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La signora Anna Bulgari, nel tardo autunno del 1983 viene sequestrata nelle campagne del Lazio, insieme a suo figlio Giorgio Calissoni. Dopo 35 giorni, prima di Natale i due sequestrati sono liberati, sempre nelle campagne vicino a Roma, dopo aver pagato un riscatto di tre miliardi di lire. Una somma considerevole. A trattare con i banditi, rivelatisi dei sardi (Cadinu e Cavada su tutti) è la figlia di Anna, Laura Calissoni. I due ostaggi rientrano a casa sani e salvi anche se con un orecchio mozzato per il povero Giorgio e varie ferite nell’anima per entrambi. Sono passati 32 anni da quell’episodio. Il 5 ottobre 1978, a Villasimius, l’ingegnere modenese Giancarlo Bussi 47 anni, viene rapito mentre si trova in compagnia della moglie, in una villa sul litorale. Le estenuanti trattative portano al pagamento del riscatto di circa 80 milioni di lire. Bussi da quel giorno non ha più fatto rientro a casa. Il 16 marzo 1978, a Roma, in via Fani, accade ciò che tutti considerano, ancora oggi, la notte più lunga della Repubblica: il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro è sequestrato dalle brigate rosse. Dopo 55 giorni di estenuanti trattative con i terroristi, dove sul banco non ci sono soldi (meglio, non ci sono solo soldi altrimenti Moro sarebbe stato sicuramente liberato) il cadavere di Moro viene restituito il 5 maggio 1978 ad un paese incredulo e rannicchiato nelle sue paure. Ci furono molte discussioni in quel periodo: trattare o non trattare? Il 23 maggio 1992 fu un’altra buia notte per la repubblica italiana. (segno che le notti lunghe e buie in questo paese sono moltissime) Giovanni Falcone, il giudice più impegnato, insieme a Paolo Borsellino sul fronte della lotta alla mafia, viene ucciso con un attentato spettacolare sulla strada tra Palermo e Capaci. Meno di due mesi dopo, esattamente il 19 luglio 1992, anche Paolo Borsellino muore a Palermo in un altro orrendo attentato. Lo Stato, completamente inerte, non riusciva a trovare una soluzione a questa lunga di scia di sangue. Proverà, silenziosamente e maldestramente a trattare, dopo aver spedito alcuni boss all’Asinara e a Pianosa. La signora Anna Bulgari, con una lettera al Corriere della Sera , pubblicata il 24 gennaio 2015, si chiede perchè mai lo Stato divide i cittadini in due grandi categorie: quelli di serie A e quelli invece di serie B. Se lo chiede ricordando il suo sequestro di persona e l’atteggiamento che lo Stato, in quella occasione prese: nessuna trattativa e nessun aiuto alla famiglia. Se lo chiede perchè ritiene invece che, sempre lo Stato, si sia prodigato in maniera eccelsa nei confronti delle due ultime ragazze italiane, Greta e Vanessa liberate a seguito – si dice – di un pagamento del riscatto. Perchè la signora Anna Bulgari chiede conto, a 32 anni di distanza, del comportamento di uno Stato a suo giudizio incoerente? Già: perchè? Per capirlo dovremmo fare un passo indietro e provare a scandagliare, seppure molto velocemente i fatti ddi un periodo buio e complesso. Meglio, dovremmo provare a capire un anno in particolare: il 1978.
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Il 1978 è un anno da ricordare. Accaddero molte storie, alcune che non hanno mai visto la soluzione. E’ l’anno, come abbiamo già accennato, del più eclatante sequestro di persona mai consumato in Italia: le Brigate Rosse il 16 marzo rapiscono – uccidendo gli uomini della scorta – l’emblema della democrazia cristiana: Aldo Moro. Dopo varie trattative, alcune giocate all’interno dei servizi segreti, il corpo dell’Onorevole Moro, ucciso il 9 maggio 1978, verrà fatto trovare all’interno del portabagagli di una Renault 4 rossa, in via Caetani, una piccola parallela di via delle Botteghe oscure, la sede del Partito Comunista Italia e vicino a Piazza del Gesù, sede dell’allora Democrazia Cristiana. Questo affronto al “cuore dello Stato” sarà una ferita insanabile e diventa, probabilmente, il crocevia tra uno Stato logoro e poco illuminato e la nascita di una nuova fase politica. Tutto si gioca ai margini della trattativa non andata a buon fine e ufficialmente mai ammessa. Il 1978 è anche l’anno della morte di due papi: Paolo VI e Giovanni Paolo I che papa lo fu per soli 33 giorni. Di contrappunto fu anche l’anno dell’elezione del primo Papa polacco: quel Karol Woytila che parteciperà non poco al processo di cambiamento della fine del secolo. Ecco, dentro questi grandi avvenimenti, in Sardegna continuavano i sequestri di persona. Nel 1978 in maniera addirittura impressionante. L’anno era, infatti, cominciato con il sequestro dello studente di undici anni Mauro Carassale, rapito il 23 aprile a Porstisco, una località vicinissimo ad Olbia. Il sequestro dura 78 giorni e il bambino sarà rilasciato il 3 luglio, dopo il pagamento di un riscatto di circa 230 milioni di lire. Il 24 giugno un altro bambino, Luca Locci, è sequestrato a Macomer, mentre gioca con degli amici nei pressi di casa sua. Il sequestro durerà 93 giorni e Luca sarà rilasciato il 25 settembre, dopo il pagamento di un riscatto di 300 milioni di lire. Il 18 settembre è la volta di Peter Busuch Rainer, un imprenditore tedesco di 34 anni, in vacanza presso la sua villa a Porto Taverna, vicino alla Costa Smeralda. Nonostante il pagamento di 100 milioni di lire Peter non farà più rientro a casa. Il 4 ottobre 1978 è rapito, a Villasimius l’igegnere della Ferrari Giancarlo Bussi. Anche lui, come abbiamo accennato, non farà più rientro a casa. Nonostante il pagamento del riscatto. Nonostante la trattativa. Perchè, in ogni caso e per qualsiasi sequestrato – sia esso in mano ai terroristi che a dei comuni banditi – si tratta. Per le personalità politica è lo Stato o, comunque, pezzi dello Stato a trattare. Per i privati la trattativa è condotta quasi sempre dai familiari e dall’emissario. Ma cosa è stato e cosa è ancora un sequestro di persona? Perchè si sequestra un essere umano? Per ucciderlo? Per vendicarsi? E’ successo, è probabile, verosimile. Ma il punto non è questo. E allora, ieri come oggi, cosa è un sequestro di persona?
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La fase dell’organizzazione di un sequestro di persona è quella più difficile. Perchè occorrono nervi saldi, attenzione ai particolari, organizzazione specialistica. Un sequestro non si inventa. Occorre effettuare la scelta della vittima che deve essere sana, capace di sopportare anche una lunga prigionia. In questa fase a volte sono scartate le persone anziane o ammalate o che hanno necessità di medicine particolari. Il sequestrato è un bene prezioso. Non si sceglie un bene rotto. Possibilmente deve essere integro e disposto ad ascoltare. Quando si effettua una scelta si controllano i beni immobili si ha notizia dei conti in banca, della vita che uno conduce. Non esistono sequestri inutili e difficilmente si compie quello che tutti chiamano “scambio di persona”. Un sequestro è difficile, gonfio di adrenalina quotidiana: non si devono commettere errori. Almeno ci si prova. Quando si è pianificato il piano occorre agire e difficilmente si opera allo sbaraglio: si contano le persone, si distribuiscono gli incarichi, si organizzano le staffette. Per l’azione materiale del sequestro – quella più difficile – bastano quattro persone; danno meno nell’occhio e si è più veloci e silenziosi. Agire con troppa gente può risultare un danno: si può essere riconosciuti, si possono commettere errori non compresi tra le eventualità. Un sequestro è una cosa asciutta, senza fronzoli, senza pentimenti, senza troppe scanalature. Non si ha il tempo di riflettere ai contraccolpi, alle possibili negative conseguenze. Si pensa l’esatto contrario: è difficile essere scoperti ed è difficile farsi scoprire. Almeno a quei tempi. Dove stanno scritte queste regole? Chiaramente non esiste un codice o un libro di istruzioni su come si sequestra una persona a scopo di estorsione. Queste cose me le hanno raccontate, numerosi sequestratori conosciuti per il mio lavoro e, in alcuni casi, anche qualche sequestrato. Un sequestro è un’operazione assurda gonfia di piccole connotazioni ma, per quanto insensato possa apparire, si sequestra per soldi. Tanti soldi da riempirsi le tasche da non riuscire neppure a contarli, tanti per poter dividere con tante persone, difesa degli avvocati compresa. Ma in quegli anni si sequestrava perchè era difficile per la giustizia arrivare ai colpevoli. Infatti, solo nel 41% dei sequestri effettuati negli anni che vanno dal 1971 al 1996 sono stati individuati i colpevoli. Quasi il 60% è rimasto impunito, senza nessun volto da consegnare alla giustizia. Oggi, chiaramente la geopolitca si è modificata. In Sardegna, in Sicilia, in Calabria e da nessun’altra parte dell’Italia si sequestrano persone. L’era dei telefoni cellulari, della tecnologia in genere ha contribuito a distruggere, in maniera definitiva, questo male assoluto. Ma non solo: il sequestro, con i vecchi riti non paga. E’ rimasto solo quello ai fini politici e terroristici. Ma è un altro discorso.
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Perchè allora la domanda della signora Bulgari appare quantomeno inopportuna se legata alla liberazione di due italiane, in una terra martoriata dalla guerra, attraverso il pagamento di un riscatto? Appare inopportuna perchè le differenze sono, come evidenziato, sicuramente diverse: nel suo caso ci trovavamo davanti a dei banditi disposti a tutto per ottenere dei soldi per la loro egoistica causa (che poi adducessero risvolti politci o il gioco di rubare al ricco per dare al povero, oltre che indimostrabile, è anche sfacciatamente puerile) con i terroristi invece ci troviamo davanti ad un credo “ideologico” con due istanze: una chiara e alla luce del sole, il riconoscimento “politico” da parte dello Stato in cui l’atto viene consumato o dello Stato straniero di origine dei sequestrati. (Questo gioco fu condotto anche durante il sequestro Dozier, il generale americano rapito dalle Brigate Rosse il 17 dicembre del 1981 e liberato con un blitz dei Nocs italiani, intervento mai chiarito totalmente e che ancora oggi, nonostante numerose interpellanze parlamentari, rimane pregno di incertezza sull’eventualità che i servizi segreti americano abbiano comunque versato un riscatto). La seconda istanza è il corollario della prima ed è, paradossalmente legata all’eventuale fallimento della prima: se non si ottiene il riconoscimento politico si chiedono dei soldi per continuare la propria lotta e allargare il fronte degli adepti. Queste cose sono tutte molto chiare. Probabilmente chiarissime come è abbastanza chiaro che si sia pagato un riscatto per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena e per la volontaria sarda Rossella Urru. Perchè l’istinto di sopravvivenza stravince sull’idea istintiva di non trattare. Se la mettiamo su questo piano la signora Bulgari dovrebbe solo rallegrarsi che le due ragazze – seppure considerate da lei cittadine di seri A – siano tornate sane e salve a casa, così come positivamente si è conclusa la sua avventura. In entrambi i casi si è trattato. Il problema, chiaramente, è molto più complesso. Nel caso di alcuni ostaggi, per esempio, la trattativa non ha portato alla liberazione dell’ostaggio. Nel caso di Giancarlo Bussi si è ormai fermamente convinti che l’ostaggio, probabilmente per cause non dipendenti dai suoi sequestratori, sia morto e si è deciso, cinicamente, di continuare le trattative. Questo non significa che non si debba comunque tentare una trattativa per riuscire nella liberazione dell’ostaggio.
CONCLUSIONI
Quanto pesa la vita di una persona? Questa è la reale domanda cui tutti siamo chiamati a rispondere. Al di la di tutte le trattative con banditi o terroristi nessuno, come giustamente afferma la signora Anna Bulgari, deve essere lasciato solo. E quindi, neppure le due ragazze rapite in un paese lontano potevano e dovevano essere abbandonate. Chi poteva trattare per la loro liberazione? Anche partendo dal presupposto che i familiari fossero in grado di pagare il riscatto, siamo davvero sicuri che i terroristi avessero trattato con i rispettivi genitori di Greta e Vanessa? E le brigate rosse avrebbero mai risposto ad un appello della moglie di James Lee Dozier o della signora Sossi? Sicuramente no. Erano sequestri diversi che, in una loro prima fase, cercavano il riconoscimento politico ma che, in una seconda si dimostravano più malleabili e al di la delle ideologie, molto prosaicamente e pragmaticamente chiedevano soldi. Se avessero sequestrato un aereo vuoto probabilmente lo Stato Italiano non avrebbe mai trattato. Ecco quindi la differenza: il peso di una persona. Quanto vale un uomo me lo ha raccontato la signora Bussi, da me conosciuta nel 2006, quando lavoravo alla stesura sul libro che riguardava suo marito. La signora, donna forte, dolcissima e nobile mi ha raccontato che attende ancora qualcuno che gli dica dove è sepolto il marito. Nel raccontarmelo disegnava tratti di fierezza antica, d’altri tempi. Non ha mai tentennato. Le sue parole erano decisamente forti, decisamente ferme, decisamente chiare. Mi ha confessato che nutre una sincera invidia per i funerali. Lei che non ha mai auto la possibilità di accompagnare suo marito in un luogo dove poter deporre un fiore. Ha una vita sospesa in un “non luogo”, dove il cimitero è diventato un’isola. Viene ogni anno in Sardegna per questo motivo. Perchè qui, da qualche parte, ci sono i resti di suo marito: Giancarlo Bussi. perchè la Sardegna è il suo cimitero. Ho abbassato gli occhi e il cuore davanti a questo suo narrare. Perchè son sardo e perchè ho anche io la mia fierezza. Ma ho vacillato e, da sardo, mi sono comunque vergognato. Ecco, signora Anna Bulgari perchè bisogna trattare per salvare una vita umana, qualsiasi vita umana. Perchè il suo peso specifico non debba, un giorno, schiacciare le nostre coscienze. E i soldi, in questo caso, non hanno, davvero nessun peso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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