Il personaggio del giorno è Walter Foffo, quel padre che è andato da Vespa a parlare di suo figlio, che ha ammazzato un altro ragazzo.
In questa storia ci sono quattro attori principali: il Signor Foffo, suo figlio Manuel, Bruno Vespa e il pubblico. E la storia non si intitola “L’omicidio di Luca Varani”, perché altrimenti i protagonisti sarebbero altri: la vittima, per esempio, e l’altro assassino. No, questa storia si intitola “Il racconto per Porta a Porta dell’omicidio di Luca Varani”.
Se è vero che in ogni storia è possibile individuare dei buoni e dei cattivi, io sono un po’ in crisi.
La parte del cattivo, il signor Walter e suo figlio, la recitano su altre scene. Sulla scena dell’omicidio, per esempio, o sulla scena della loro quotidiana esistenza. Un assassino per futili motivi è cattivo per definizione, e un padre che alleva un tale assassino, comunque sia, qualche gigantesco errore lo ha commesso.
Ma qui la storia è un’altra. Siamo già nel sequel, nella fase in cui gli animi iniziano a bollire e i sentimenti, i caratteri, che prima erano belli ordinati e riconoscibili, iniziano a mischiarsi e non permettono più di classificare bene i personaggi tra i buoni o tra i cattivi.
Cosa ha fatto questo padre? A meno di pensare che abbia un canale privilegiato e che possa disporre del salotto di Vespa a suo piacimento, dobbiamo pensare che il signor Walter abbia solo colto un occasione: andare davanti all’Italia (questo è) e tentare l’impresa disperata di salvare quel che rimane della vita di suo figlio. In questo, forse, ripeto, forse, sta facendo il padre più di quanto non lo abbia fatto prima.
Non vedo Vespa forse da un decennio, ma leggo che difronte alla telecamera il signor Foffo ha cercato di dare un senso a cose che senso potrebbero non averne. Dare un senso, gettare una luce, è un po’ come prendere una persona dall’inferno e riportarla tra gli uomini, magari in carcere, ma tra gli uomini.
Quindi, in questa storia intitolata “Il racconto per Porta a Porta ecc…”, il cattivo non può essere il signor Walter.
Manuel, l’assassino, più che il cattivo è il simbolo stesso della cattiveria. Ha già fatto tutto, ha già detto tutto, ha ucciso in modo folle e crudele e difficilmente potrà scendere più in basso. Quindi, tecnicamente, essendo stato già troppo cattivo, in questa storia risulta fermo, immobile. Come un quadro appeso alla parete che controlla la scena e organizza lo spazio narrativo.
Poi c’è Vespa. Vespa che conosce, sa come muoversi, sa cosa vuole. Vespa che fa il suo mestiere. Che raggiunge l’obiettivo. E l’obiettivo è vendere. E Vespa ha venduto bene questo ennesimo prodotto in cui viene organizzata la narrazione di un’altra storia, il plastico di una tragedia tanto enorme quanto insulsa. Vespa è, in questa storia, un ottimo candidato al ruolo di cattivo. Quello che muove tutte le altre pedine, tutti gli altri attori, per raggiungere lo scopo che si era prefissato in partenza.
Sul ruolo del quarto personaggio, il pubblico, sono indeciso. Il quarto personaggio siamo noi. Quelli che hanno visto Porta a Porta, quelli che hanno letto i giornali che ne parlavano, quelli che ne hanno scritto sui social, quelli che leggono ecc.
Noi abbiamo in un certo senso il ruolo del mandante. Se noi rifiutassimo questo ruolo, Vespa non avrebbe ragione di essere Vespa. Il pubblico, guardando la storia da questa angolazione strabica che consente di osservare il palcoscenico con un occhio e la platea con l’altro, il pubblico è il protagonista principale. È un personaggio oscuro, il pubblico. Una specie di forza senza volto. È la tenebra da cui emergono e in cui vengono inghiottite tutte le altre figure. Foffo fino a pochi giorni fa era pubblico, poi è diventato Foffo, tra non molto tornerà a sedersi tra il pubblico.
Se c’è un luogo del male, il pubblico sembra essere la porta, la bocca da cui si viene mangiati, lo stomaco in cui si viene digeriti. Il pubblico è quella cosa che, anche in una brutta storia di morte come questa, si mette a frugare alla ricerca di sesso, di torbidume, di altro sangue, come se quello della vittima non fosse sufficiente.
Il pubblico è come il traffico. Siamo noi ma non ce ne rendiamo conto. Sono sempre gli altri che bloccano le strade. Noi al massimo restiamo imbottigliati nel loro caos.
Una cosa mi è chiara però: se Vespa ha successo, se anche io che non lo guardo e non lo stimo, oggi ne scrivo, è perché quel teatrino di Porta a Porta, in un modo che ci sfugge, che non ci piace e non accettiamo, parla anche di noi.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design