«Io sono come la moglie della Casa degli spiriti, il libro della Allende. Ricordate quando disse “Non parlerò mai più con mio marito”? Ecco io ho un brutto carattere, se qualcuno mi fa un torto non gli parlo più».
Il riferimento è chiaramente ai pentastellati che a parole dicevano di sostenere il ddl che porta il suo nome e alla prova dei fatti, per un calcolo meramente opportunistico, hanno fatto dietrofront.
Amareggiata, delusa, sconfitta. Così si sente Monica Cirinnà dopo che la creatura alla quale tiene maggiormente, il Disegno di Legge n. 2081, ha visto in Senato una pericolosa battuta d’arresto col rinvio della discussione alla prossima settimana.
Il ddl 2081, quello, per intenderci, che vedrebbe finalmente riconosciute alle coppie dello stesso sesso l’ufficializzazione dell’unione di fronte ad un Ufficiale di stato civile e contestualmente gli stessi diritti, doveri e reciproca solidarietà di cui sono titolari le coppie eterosessuali coniugate; quello, per intenderci che non solo ha trovato ostacoli nella parte più conservatrice dei senatori cattolici (quelli talmente tanto legati alla famiglia “tradizionale” da averne costituite diverse), ma anche in quella parte che si era sempre dichiarata favorevole all’introduzione nella legislazione italiana di un istituto ormai consolidato in tutti i paesi civili, che nella battuta d’arresto della legge vede un pretesto per mostrare i muscoli contro il PD.
Il M5S, infatti, non votando il cosiddetto maxi canguro, che avrebbe spazzato via gli oltre cinquemila emendamenti (che solo a leggerli ci si rende conto della pessima qualità degli estensori) ha aperto la strada, appunto, alla discussione e alla relativa votazione (anche a scrutinio segreto) dei singoli emendamenti e al conseguente affossamento della legge.
Non ci sta la Cirinnà a questo gioco, non ci sta perché è abituata a combattere a viso aperto sui principi, sulle cose, sui diritti, e lo fa da oltre vent’anni, con caparbietà, con passione e soprattutto con competenza.
Ha iniziato il suo percorso di impegno sociale e politico nel ’93, a trent’anni, con l’elezione a consigliere comunale, con i sindaci Rutelli e Veltroni , in maggioranza, e con Alemanno all’opposizione, “gli anni più difficili umanamente e politicamente“, li definisce la nostra Monica.
Vent’anni da consigliere caratterizzati dal lavoro costante per l’affermazione dei diritti delle donne e la valorizzazione delle differenze di genere, ma anche un impegno assiduo per la tutela dei diritti degli animali: come ama dire “un impegno verso gli umani e i non umani“.
Eletta nel 2013 al Senato, nelle liste del Partito Democratico, da ottima giurista quale è, è stata nominata nella commissione giustizia, dove ha intrapreso il duro lavoro di stesura di quella legge che regolamenterebbe non solo l’unione tra coppie dello stesso sesso, ma che vedrebbe riconosciuti finalmente i diritti tipici del matrimonio a quelle coppie eterologhe che vivono more uxorio e che non hanno alcun diritto di coppia di fronte alla nostra legislazione.
Monica Cirinnà, una donna con “un brutto carattere” che se qualcuno le fa un torto non gli parla più. Brava!
Unioni di fatto, Monica Cirinnà, ddl 2081
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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