Oggi il nostro uomo è l’onorevole Mauro Pili, parlamentare eletto nelle liste di Forza Italia. Lo è, personaggio del giorno, per fatto personale, come si dice nelle assemblee quando uno dei suoi componenti si sente chiamato in causa e ha la facoltà di replicare al di fuori dell’ordine dei lavori. Come sapete, da un paio di settimane Pili conduce la sua crociata contro la presunta svendita alla Francia del cosiddetto mare sardo. Sardegnablogger ha scritto alcuni post sulla questione, giungendo a conclusioni molto diverse da quelle di Pili: per noi si è trattato di un comune accordo tra Stati compiutosi dopo dieci anni di gestazione, dunque non un fulmineo blitz da tenere nascosto all’opinione pubblica. Abbiamo comunque rilevato il mancato coinvolgimento nell’intesa delle varie amministrazioni regionali sarde succedutesi in questi anni, anche se quale incidenza potesse avere la Regione nelle trattativa è materia da chiarire. Dell’intesa, per essere precisi, diede notizia Il Fatto quotidiano a fine gennaio. A quanto abbiamo appurato, si tratta di un accordo che non procurerà alcun danno ai pescatori sardi Tuttavia ognuno è libero di mantenere le proprie posizioni, di sposare le tesi di Pili e dissentire da quelle di Sardegnablogger: molti lettori ci hanno contestato, anche duramente, tutti hanno avuto comunque avuto modo di esprimere il loro apprezzamento o il loro dissenso sulla nostra pagina Facebook. Nei post scritti sull’argomento da Giampaolo Cassitta e Alba Rosa Galleri, comunque la si veda, non sono mai mancati rispetto ed educazione. Lo sottolineo perché lunedì scorso Pili ha scritto un post sul suo profilo Facebook che mi ha convinto a nominarlo personaggio del giorno. Ne riporto alcuni passi: “a scuola di partito gli hanno insegnato a mistificare, falsificare e imbrogliare. questi del Pd, attraverso ridicoli blog teleguidati dal partito e con pseudo intellettuali da quattro soldi, servi del padrone, hanno aggiunto un’ennesima bufala alla vergognosa vicenda della cessione dei mari del Nord Sardegna. (…) Ridicoli come pochi, in malafede perenne (…) leggere di pseudo sardi che per partito preso difendono Renzi e la cessione di quei mari alla Francia è davvero incredibile: servi senza dignità”. Non avendo individuato altri blog sardi che si siano occupati della questione esprimendo posizioni in contrasto con quelle di Pili, siamo stati colti dal forte sospetto che l’ex presidente della Regione ce l’avesse proprio con noi di Sardegnablogger. Siamo dunque costretti a ribadire che la nostra redazione è composta da volontari che non hanno mai percepito un centesimo per la loro attività e non hanno alcun collegamento con il Pd o con qualunque altro partito. Se un giorno racimoleremo qualche spicciolo sarà dalla pubblicità, ma al momento questa è solo un’ipotesi. Dunque i soldi non sono neppure quattro, come scrive Pili.
Ora, però, riflettiamo bene sulle parole e sui toni scelti da un parlamentare della Repubblica per stroncare il dibattito, perché meritano attenzione. La sostanza è che chi non canta nel coro, chi osa esprimere una posizione diversa dalla sua lo fa perché è un imbroglione, perché esegue gli ordini di un partito, perché è ridicolo, perché è un servo, perché non ha dignità. Sono espressioni di una violenza inaudita, tipiche di chi non tollera il confronto e non è abituato a fare i conti con chi manifesti liberamente il proprio pensiero. Dalla pagina Facebook di Pili si viene del resto bannati per semplici richieste di chiarimenti. Vanno analizzate punto per punto, queste accuse, anche per ribadire delle verità storiche. Parla, Pili, di metodi imparati alla scuola di partito. Ci sarebbe da osservare come proprio certi partiti insegnassero la delegittimazione attraverso la calunnia: anziché contestare l’idea in sé, si può insinuare che questa non sia libera perché chi la esprime sia stato appositamente compensato. Non è il nostro caso, l’ho già spiegato. Comunque è curioso che Pili consideri così ignobili i partiti, dal momento che tutta la sua carriera politica si è svolta dentro un partito e al partito deve la sua carriera e i suoi incarichi istituzionali. Già dal 1999, quando Berlusconi lo convocò ad Arcore e lo scelse come candidato alla presidenza della Regione per Forza Italia e fino al 2013, quando Pili è stato rieletto ancora come capolista di Forza Italia. Non di Unidos, ma di Forza Italia. E che sia uomo fedele alla disciplina di partito, Pili lo ha dimostrato quando il parlamento esaminò il clamoroso scippo del G8 ai danni di La Maddalena, deciso dal governo Berlusconi. Mentre deputati e senatori protestavano perché la Sardegna era stata privata del summit, Pili si schierò dalla parte del governo e in aula, il 23 giugno del 2009, pronunciò queste parole: “Vorrei parlare anche a nome dei sardi di buonsenso, quelli che non hanno scatenato guerre demagogiche sulla vicenda, perché credo che davvero sia inaccettabile oggi sentire molti colleghi che rivendicano la soluzione dei problemi di La Maddalena e della Sardegna con tre giorni di G8; non è pensabile e non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ma colleghi, vorrei dire che il G8 è vero è stato deciso dal centrosinistra in Sardegna, ma è stato deciso per un’altra ragione: non per valorizzare la Sardegna e La Maddalena, ma per scaricare le tensioni e le proteste nell’isola dell’isola e non certamente per favorire lo sviluppo”. Riguardo al completamento delle opere Pili aggiunse parole che, sette anni dopo e nel disastro di incompiute di La Maddalena, suscitano incredulità: “Fu il Governo Berlusconi quattro mesi fa a stanziare definitivamente le risorse necessarie per realizzare tutte le opere che si stanno completando a La Maddalena e quindi quel merito è tutto del Governo Berlusconi”. Non so quanto sia titolato ad impartire lezioni di libertà chi nella sua vita abbia negato l’evidenza in questo modo.
Qualcuno ci ha rimproverati di essere prevenuti verso Pili. Nel caso della storia del mare venduto abbiamo semplicemente studiato i documenti, senza considerare chi lo avesse portato al centro della cronaca. Ma certo quando si esamina l’iniziativa di un politico, come di un qualunque altro essere umano nell’esercizio delle sue funzioni, credo sia doveroso anche rileggere la storia personale di quel politico, per ricavarne conclusioni più complete.
La storia personale di Pili, dispiace dirlo, è zeppa di infortuni, dalle dichiarazioni programmatiche al suo insediamento alla presidenza della Regione copiate da quelle della Lombardia, nel 1999, alla proposta di una casa della Sardegna su Marte nel 2012, all’allarme sulla presenze di trivelle nelle coste del Sulcis nel 2013, trivelle che altro non erano se non battelli per il monitoraggio ambientale, alla tentata mobilitazione per l’arrivo dei detenuti mafiosi nei nuovi penitenziari sardi, istituiti in forza di una legge che lo stesso Pili aveva votato nel 2009, da parlamentare di Forza Italia, alla presunta moria di cavallini della Giara, poi smentita dai veterinari.
Personalmente ritengo che Pili, nell’intimo, non abbia mai smesso di essere il giornalista affamato di scoop che è stato e credo continui ad applicare le stesse formule anche oggi: cerca il titolo ad effetto, la reazione rabbiosa del cittadino ad un presunto torto perpetrato da non meglio identificati poteri forti, lo scandalo, l’indignazione del lettore che nel corso della sua vita ha trasformato in elettore, essendo lui diventato politico.
Trova spesso giornali compiacenti perché conosce le tecniche base della comunicazione, ma tutti questi polveroni alla prova dei fatti finiscono nel nulla. Servono, in fin dei conti, a mettere assieme un gruppo di manifestanti alla cui testa lui possa poi sfilare, per dimostrare di essere l’unico difensore delle cause dei sardi.
Un capitolo a sé meriterebbe la sua campagna per la rimozione del prefetto di Cagliari, quando partì l’inchiesta giudiziaria sulla realizzazione dello stadio a Quartu e il presidente del Cagliari Cellino finì in manette. Guidare la rabbia degli ultras era forse quel che Pili aveva sempre sognato e, all’alba del primo giorno di detenzione, eccolo farsi intervistare da un cronista di Videolina, mentre varcava l’ingresso del carcere di Buoncammino. Anche quell’andirivieni tra cella e telecamere appostate di sotto finì ingloriosamente perché Pili, l’editore dell’Unione Sarda Zuncheddu e Gigi Riva vennero indagati per la visita a Cellino. Pili riuscì, in quell’occasione, nella formidabile impresa di far uscire dai gangheri un uomo misurato come Rombo di Tuono: lo aveva fatto entrare nell’istituto spacciandolo per un suo portaborse, senza che Riva ne sapesse nulla. E Riva non trattenne la sua indignazione. Ricordo, in quei giorni, anche l’ignobile attacco contro l’architetto Sandro Roggio, incaricato di eseguire la perizia sullo stadio: per Pili, Roggio andava escluso perché di sinistra e amico del sindaco di Cagliari Zedda. Sandro, da signore qual è, neppure rispose a quelle incomprensibili dichiarazioni.
Strepita e insulta, Pili, come chi combatta un sistema che cerchi di escluderlo. E questo è forse il paradosso più grande, perché Pili del sistema di potere ha fatto parte fin da giovanissimo essendo stato sindaco di Iglesias a 27 anni, presidente della Regione a 33 anni, candidato presidente a 38 e parlamentare negli ultimi dieci anni, da esponente della destra berlusconiana che dal 2001 al 2011 ha governato l’Italia per otto anni. Contro quale potere inveisca è difficile da capire, visto che a quel potere lui appartiene a pieno titolo. Io sospetto che Pili creda davvero in quel che fa e in come lo fa. Ma non può costringere a crederci anche il resto del mondo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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