Quando lo scorso agosto Dario Franceschini nominò i venti direttori delle principali gallerie italiane, vi fu una mezza rivolta generale. Intanto perché i venti erano stati nominati secondo una selezione internazionale che fece storcere la bocca a molti, e poi perché tra i venti ve n’erano sette di nazionalità non italiana.
Sgarbi tuonò: «Franceschini ha mortificato il suo esercito di bravissimi italiani».
Per il leghista Buonanno il ministro della cultura «ha dimostrato di essere un nemico dell’italianità dell’arte, mettendo in campo scelte che hanno privilegiato gli stranieri a discapito della competenza e della professionalità degli italiani».
Mentre una senatrice pentastellata affermò sprezzante che si stava assistendo «al triste spettacolo di un ministro della Cultura che affida l’incarico di direttore di alcuni dei musei più importanti d’Italia a professionisti non italiani».
E Franceschini andò avanti, supportato dal Presidente del Consiglio, forte delle competenze che i venti manager avevano finora mostrato sia in Italia sia all’estero.
Fra gli italiani vi era Mauro Felicori*, un bolognese di 64 anni, che nella sua città aveva ricoperto numerosi incarichi di carattere culturale e ultimamente svolgeva le funzioni di Capo Dipartimento Economia e promozione della città ed era Direttore ad interim del Settore Marketing urbano e turismo.
Venne destinato, il dinamico ex capo di gabinetto del sindaco, a dirigere la Reggia di Caserta, una sfida che, come affermò alla stampa, si accingeva ad «affrontare con umiltà, volontà di ascolto e desiderio di imparare».
Appena arrivato a Caserta si è innamorato di quel capolavoro architettonico voluto da Carlo di Borbone, progettato da Luigi Vanvitelli nel 1751 e realizzato nell’arco di circa cento anni, dato che fu terminata nel 1845. Un palazzo reale maestoso, che si sviluppa su 47.000 metri quadri, con 1.200 stanze, con oltre 1700 finestre, 1026 fumaioli e 34 scale.
La sua ricca pinacoteca è distribuita in 11 sale con dipinti a tema o per autore.
Il parco attorno alla reggia si estende su 1.200 ettari attraversati da due viali paralleli attorno ai quali sono incastonate delle vasche con una serie di suggestive fontane.
Non a caso la reggia di Caserta viene definita la Versailles italiana, e dal 1997 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Mauro Felicori ha sicuramente provato una grande emozione quando è arrivato nella cittadina campana, quando ha visto quel capolavoro che da quel momento avrebbe dovuto amministrare, gestire, valorizzare, far conoscere e mostrare. L’impegno è stato quello, fin dal primo momento, di attrarre un maggior numero di visitatori, perché quelle bellezze sono patrimonio di tutti, di tutti quelli che amano la cultura, l’arte, la bellezza.
Ha raccolto la sfida con se stesso Felicori e nell’arco di soli sei mesi ha cambiato le cose da così a così.
Per fare un esempio, i visitatori dal febbraio 2015 ad oggi sarebbero aumentati del 70%, con un incremento degli incassi pari al 105%. Da sottolineare che nel 2001 si erano staccati 371.311 biglietti d’ingesso (a pagamento) che erano andati progressivamente calando fino a raggiungere, nel 2014, il numero di 217.547.
Un calo dovuto solo ed esclusivamente allo stato di degrado, all’abbandono in cui versava il complesso monumentale: venditori abusivi di ogni mercanzia, transenne ovunque, cumuli di rifiuti sparsi qua e là, occupazioni abusive, fino alla presenza “autorizzata” dell’Aeronautica Militare che solo all’inizio di quest’anno sta effettuando il trasloco pianificato da circa due anni.
Tanti, troppi problemi si è trovato ad affrontare il manager culturale, e li ha tutti presi di petto, con pazienza e determinazione, dedicandoci competenza, passione e tempo, tanto tempo, con una presenza costante sul campo, a seguire passo dopo passo i progressi che venivano raggiunti, i traguardi che venivano superati.
Con l’autorità propria del suo ruolo, comincia a metter in riga il personale: d’ora in avanti gli addetti alla custodia devono svolgere le loro mansioni in divisa e col cartellino di riconoscimento al petto; le guardie giurate che svolgono attività di vigilanza (oltre centocinquanta) non possono circolare all’interno del parco con mezzi propri ma devono servirsi dei veicoli della reggia con tanto di stemma.
Ma non basta, certe abitudini, divenute quasi diritti acquisiti, vengono definitivamente cancellate, come il tradizionale riposo del martedì, durante il quale la reggia restava chiusa ai visitatori e ai lavoratori: si lavora sette giorno su sette, ha imposto il direttore, perché i visitatori, i turisti si presentano all’ingresso sette giorni su sette, e neppure lui, il dirigente venuto dal nord, si risparmia, non parte per Bologna a trascorrere il week end come speravano in tanti, ma resta a Caserta, dove ogni fine settimana lo raggiunge la famiglia.
Deve essere parso troppo per chi era abituato a cavalcare a briglia sciolta senza disciplina e senza un’autorità alla quale rispondere.
Ed ecco che allora i rappresentanti sindacali di CGIL FP, UIL PA, UGL-INTESA, USB e la RSU (la CISL si dissocia) prendono carta e penna e scrivono al Ministro: quel dirigente lavora troppo, non sono abituati ad avere tra i piedi persone che controllino il loro operato e soprattutto «Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura».
In tempi in cui si perseguono i furbetti del cartellino, quelli che timbrano in mutande per poi tornare a letto, quelli che fanno shopping, sport e persino lavori in nero mentre risultano al lavoro, la mosca bianca, quello che lavora , anzi, pretende che si lavori… quello va isolato, punito e ridimensionato, meglio se licenziato.
Ma nel 2016 forse è ora di cambiare! Italiani bravagente!
*Nato a Bologna il 2 marzo 1952. Dal 1986 è dirigente del comune di Bologna. Dal 2011 e’ direttore del Dipartimento economia e promozione della citta’. In precedenza ha diretto, l’Area cultura di Palazzo D’Accursio, l’Istituzione Musei civici, l’Istituzione biblioteche civiche e il settore Cultura e rapporti con l’Università. E’ stato Docente di gestione e organizzazione delle imprese culturali all’Alma Mater di Bologna, ed è autore di numerose pubblicazioni che riguardano lo studio e la valorizzazione dei beni culturali e di diversi siti di rilevanza internazionale
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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