A Balotelli l’appellativo Supermario ha portato sfiga. Speriamo non accada anche a Mario Draghi. Il number one della Banca centrale europea, l’uomo chiamato a trovare i giusti ricostituenti per il Vecchio Continente, è riuscito nuovamente a sorprendere, non tanto per le azioni in sé quanto per la loro portata.
Che Draghi stia facendo il possibile per rianimare il paziente, a costo di brigare con i soliti tedeschi, è opinione diffusa. In estrema sintesi: aumentano gli acquisti di debito pubblico (80 miliardi al mese), calano i i tassi, oggi ai minimi storici. Primi effetti: volano le Borse, l’euro si indebolisce nei confronti del dollaro, cala lo spread, i tedeschi s’incazzano.
Si vedrà se, come spesso accade, si tratta di un fuoco di fiamma. A noi che non capiamo una mazza di economia e finanza, resta una considerazione semplice semplice. Se Draghi continua a varare misure straordinarie, evidentemente l’Europa non reagisce come si sperava a quelle precedenti. L’economia resta stagnante e ogni Paese sembra curarsi più dei propri guai che non di agire in una prospettiva comune.
Che poi è sempre stato il problema numero uno, quello di un’Europa fatta di 28 nazioni che vanno a 28 diverse velocità, di un’alleanza economica e politica fondata su un ideale nobile di coesione tra i popoli di cui, nel tempo, è rimasta solo la parte economica, di un insieme di Stati che non riescono neanche a riconoscere un confine europeo da difendere, lasciando ai Paesi di frontiera il compito di sbrigarsela da soli. Un’Europa che ti dice quale dev’essere la circonferenza di un’albicocca per poterla vendere ma non riesce ad avere un ruolo “politico” nello scenario planetario, limitandosi a utilizzare le leve in suo possesso sui mercati economici e finanziari. I nomi dei presidenti delle varie istituzioni europee li conoscono in pochi.
In questo contesto, è naturale che il protagonista sia un banchiere, Mario Draghi, romano del ’47, ex governatore di Bankitalia e oggi a capo della Bce, assurto al rango di “Supermario” armato di bazooka per meglio condurre la sua guerra alla deflazione. Lo si dipinge come un supereroe, nella speranza di colorare in qualche modo un panorama politico europeo dove il grigio regna sovrano e (quasi) incontrastato.
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