Un gol in rovesciata è quanto di più spettacolare possa accadere in una partita di calcio. La rovesciata si decide in un attimo. Il pallone arriva all’altezza giusta, il corpo si prepara, le gambe si sollevano e la testa va all’indietro. Il piede colpisce la palla mentre è in aria, spedendola verso la porta. Capita che vada in rete. E sono i gol che non si dimenticano, quelli che restano cristallizzati nella memoria di chi li fa e di chi li vede. Perché la rovesciata è l’esaltazione dell’agilità e della potenza, il gesto acrobatico dell’atleta che decide di colpire nel modo più imprevedibile per l’avversario.
Morire dopo aver fatto una rovesciata è dannatamente spiazzante di per sè. Se poi a morire è un bambino di dieci anni che si allena su un campo di periferia, le parole cominciano a venir meno e non resta che interrogarsi sulla fragilità dell’esistenza. A salutare il piccolo e sfortunato Luca Pusceddu, morto martedì scorso a Quartu, c’era un uomo che dello sport, e del calcio in particolare, ha sempre incarnato i valori migliori, quelli che stentiamo a trovare nei protagonisti di oggi. Quell’uomo si chiama Gigi Riva, uno che le rovesciate le sapeva fare bene e le cui gesta hanno incantato e ispirato milioni di bambini.
Sono certo che Gigi Riva abbia provato qualcosa di più complesso del dolore. Sono certo che abbia pensato a cosa signficasse per Luca quella rovesciata, a quel pallone che arriva alla giusta altezza, al corpo che si prepara, alle gambe che si sollevano e alla testa che va all’indietro, al piede che colpisce il pallone con forza. E poi all’urlo di meraviglia che resta strozzato in gola dopo la caduta, a quel corpo di bambino che non si rialza ma resta immobile, a terra. Credo che Gigi Riva abbia pensato tutto questo e forse abbia sentito per un attimo, nel suo cuore, il dolore sordo del momento esatto in cui la morte spegne la gioia di un bambino di dieci anni dopo una magnifica rovesciata.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design