Bayane ora ha venti giorni, ma la notizia è di ieri. E’ sua quella piccola vita che appare in mezzo alla sventura.
La tendopoli di Idomeni raccoglie 13mila profughi che, in condizioni disumane, si ammassano nel confine greco-macedone. La rotta dei Balcani ha chiuso il varco e ora non lascia più passare i disperati. Un confine ormai sbarrato anche ai diritti umani.
Ma lei sceglie di nascere lì e non può sapere che quelli sono tra i presupposti più brutali per venire al mondo. Bayane se ne frega del freddo e del fango e dello sconforto e della sofferenza.
Emerge dall’utero, in mezzo al vociare inutile e alle solitudini ghiacciate che scivolano lungo la schiena. Colano insieme all’acqua fredda di una bottiglia per il suo primo bagnetto.
Non ci sarà ad attenderla la culla calda di una nursery. Né un protocollo di controlli delle puericultrici e nemmeno un neonatologo che stabilisca l’indice di Apgar. C’è una tenda fredda, semmai. Copertine scadenti racimolate chissà dove e la stretta affettuosa di braccia sventurate.
Ma quel pianto ha liberato tutti…
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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