Il 21 luglio il Comune di Nurachi ha comunicato l’istituzione di un corso in sei lezioni di economia domestica. A 15 donne disoccupate (o comunque residenti nel centro del Sinis) digiune di queste arti si insegnerà a fare il pane tradizionale, a preparare la pasta casereccia e i dolci tipici, a sigillare correttamente confezioni di sottolio e sottaceti. Saranno inoltre istruite ad eseguire piccoli lavori di sartoria, tipo cucire un bottone o sapersela cavare con un risvolto dei pantaloni. Ho provato, per tutto il pomeriggio di ieri, a capire cosa ci sia di sbagliato e deprecabile in questo corso, peraltro gratuito. Mi sono sforzato di trovare un appiglio per innescare una virulenta polemica, ma non ci sono riuscito. Io non ci sono riuscito, ma altri sì. Pare, infatti, che questa iniziativa (affidata ad una cooperativa) sia insopportabilmente sessista e lasci intendere il tentativo di emarginare le signore dentro le pareti domestiche, rilanciando il modello di “una donna ideale” sottomessa all’uomo. L’Unione Sarda ha dedicato due pagine a questa asserita discriminazione, intervistando persino la scrittrice Michela Murgia. È emerso che: 1) Riservare alle donne un corso per occupazioni prevalentemente femminili sia una inaccettabile mancanza di rispetto per le donne; 2) Fare il pane in case sia gravemente antieconomico e, in fin dei conti, acquistarlo in panetteria sia più conveniente; 3) Meglio sarebbe stato dedicare i corsi all’insegnamento dell’inglese o dell’informatica.
La discussione è la linfa vitale della democrazia e non sono certo io a volerla silenziare, ma queste polemiche tirate per i capelli appaiono semplicemente inutili. A me sembra un’ottima notizia che un piccolo Comune sardo si preoccupi di alimentare certi saperi, non solo per il gusto del vintage ma perché queste usanze hanno un’applicabilità concreta immediata. Saper fare il pane in casa (quanti lo sanno fare?) ed essere in grado di confezionare un vasetto di sottaceti (pensavo fosse una sciocchezza, invece è affare di una certa complessità) sono elementi di quel bagaglio di conoscenze che ciascuno di noi dovrebbe possedere, che si sia disoccupati o no. Sono ormai superati i tempi in cui queste nozioni di base sembravano inutili, roba vecchia di cui si sarebbero sempre e comunque occupati altri per noi. Imparare è comunque un modo per completarsi, arricchirsi. Inglese e informatica non si imparano in sei lezioni, quanti sono gli appuntamenti del corso organizzato a Nurachi. Si poteva aprire anche ai maschi il corso? Forse sì, ma resta un aspetto marginale rispetto alla validità dell’iniziativa: indagare sul sessismo in un corso di economia domestica è come cercare il pelo nell’uovo. Anzi, in un barattolo di sottaceti. Se non lo sai sigillare per bene, può capitare.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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