Ti immagini i volti e i disegni degli anni di questi ragazzi che camminano nella spianata del mondo. E passeggiano osservando i movimenti dei nemici che hanno solo il difetto di appartenere ad un’altra religione, seppure unite dal medesimo Dio. Se guardate la Basilica della natività dal Suk di Betlemme ne ammirate la normalità e non riuscite a disegnare un senso. Se passate davanti a quel muro tra Betlemme e il silenzio del mondo allora capirete che tutto questo non ha senso. Non serve far camminare il sangue sui rigoli del deserto, sulla striscia di Gaza, nella città santa di Gerusalemme. Non serve voltare la faccia mentre questi ragazzi, questi giovani si trascinano nel buio della morte. E allora, solo allora dovremmo cominciare a capire che queste donne e questi uomini dovrebbero poter respirare e disegnare un futuro diverso. Non sono persone che si arrendono senza sparare. Non possono più tornare indietro. L’orrore è stato pattuito altrove, dove le mosche non ci sono a colarsi sul sangue raffermo, dove non c’è speranza per le terre di frontiera, dove nessuno vuole ascoltare le ragioni dei palestinesi e gli errori degli israeliani. Invece le mosche continuano a volare dove gli uomini si stanno dissanguando e gli occhi di quei ragazzi osservano, per l’ultima volta il panorama di Betlemme che racchiude Gaza, Haifa, Beirut e Gerusalemme e provano a dire al Dio di tutti che le mosche non dovrebbero avere le ali. Non se ne parla di questa storia da nessuna parte. Sarebbe bello, davvero, che il testo di questa canzone venisse letta a voce alta nelle aule dei nostri figli per capire questo sipario di fiamme.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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