Uno dei maggiori problemi sociali dell’isola è la sua graduale trasformazione in quella che è stata definita una sorta di ciambella con il buco dentro. In pratica i paesi dell’interno si stanno spopolando a vantaggio delle aree urbane maggiori e delle zone costiere. Quello che potrebbe apparire come un fenomeno fisiologico, legato all’abbandono dell’agricoltura, in realtà manifesta una vera e propria concezione di sviluppo storica, fondata su modelli di importazione, a partire dalla grande industria negli anni della “rinascita”, per finire con la monocoltura edilizia, sia costiera che residenziale. Queste scelte fallimentari hanno comportati forti squilibri dell’assetto territoriale e un mancato sviluppo di tipo integrato. Ma c’è un paese che risulta essere in controtendenza negativa, rispetto al tumultuoso sviluppo dei paesi costieri. Questo paese è Teulada. Nel 1961, ovvero negli anni in cui nasceva il famoso poligono, Teulada era uno dei paesi più popolosi del Sulcis – Iglesiente, contando 5742 abitanti. Nel censimento del 2011 ne contava 3773 abitanti, mostrando una curva regressiva costante e accentuata. Teulada si avvia ad essere un paese dimezzato nel numero di abitanti. E’ bene notare che la regressione demografica è nata in concomitanza con la nascita del poligono. Si dirà: forse il paese ha pagato la crisi del polo industriale del Sud Sardegna, forse la chiusura delle miniere del Sulcis. Ma neppure Carbonia, la città che più di ogni altra ha pagato la crisi mineraria, conta una regressione così accentuata. Allora ho fatto una comparazione con i due paesi limitrofi della costa. Sono due paesi abbastanza isolati rispetto agli assi di comunicazione viari principali, ma con dei bei tratti di costa: Sant’Anna Arresi e Domus de Maria. Tuttavia mostrano una inversione di tendenza rispetto a Teulada. Sant’Anna Arresi manifesta una demografia in costante crescita, passando dai 2013 abitanti del 1961 ai 2712 di oggi. Domus de Maria mostra una crescita un po’ più lenta ma comunque costante, dai 1370 abitanti del 1961 ai 1675 di oggi. Come si vede da queste cifre, la recessione demografica ha colpito, in tutta la bellissima area costiera della zona, solo il comune di Teulada, e in modo gravissimo. E’ evidente che il poligono militare di Teulada non è solo responsabile del mancato sviluppo del paese, ma addirittura della totale recessione che lo ha travolto. Certo, occorrerebbe integrare gli studi statistici con altri di natura comparativa e qualitativa. Si potrebbe anche pensare ad una coincidenza, anche se altamente improbabile. Viene di sbieco pensare ad una coincidenza, però, se consideriamo che verso la fine degli anni ’50, gli espropri di terreno dei teuladesi non furono solo traumatici, ma anche adombrati di sospetti di accordi sottobanco, con fondi di risarcimento spariti nel nulla, con l’interessamento dei soliti amici degli amici, dei soliti loschi affaristi, gli stessi che hanno popolato lo scenario della zona grigia della politica e dell’economia italiana. E comunque, la matematica demografica è davvero impietosa. Non lascia molto scampo. E’ bene sottolineare questi dati, perché troppe volte si giustificano le invasioni delle servitù militari come utili per le ricadute sociali ed economiche, per l’indotto e per i posti di lavoro. E così un prosperoso paese è stato praticamente devastato nella sua società e nella sua economia. A questo si aggiungono i rischi per la salute pubblica. La Procura di Cagliari con una sua perizia ha accertato nei dintorni del poligono volumi di torio, sostanza pericolosissima, in quantità elevatissima, tale da far impallidire Quirra. Ma a quanto pare, secondo la controparte, sarebbe la promiscuità degli abitanti di Teulada a provocare le malattie di cui stanno soffrendo. Oltre al danno la beffa. Ma quello spopolamento delle zone interne, e la relativa concentrazione di abitanti in poche e ben definite aree, alla fine, è funzionale a quella affannosa ricerca di territorio che lo Stato Italiano e il mercato mondiale hanno sempre auspicato. Aree a bassa densità di popolazione che sono utili per il business dell’energia incentivata, per lo scarico di esternalità ambientali come i rifiuti tossici e pericolosi, con la contestuale e riflessiva speculazione edilizia costiera e urbana. Ma neppure alcuni stupendi tratti di costa si sono salvati da questa indebita asportazione di futuro.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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