di Francesco Giorgioni
Ieri il Papa ha ribadito che divorziati e separati sono cristiani come tutti gli altri, con tutti i diritti e i doveri di chi abbia avuto una vita coniugale “regolamentare”.
Per una curiosa coincidenza, ieri mi è anche capitato sotto mano il “nulla osta di idoneità per padrini/madrine di cresima”: nell’amministrare i sacramenti, la burocrazia diocesana esige alcuni requisiti dai prescelti perché siano degni di assumere questo ruolo.
Possono piacere o no, ma sappiamo che la Chiesa ha le sue regole e chi vuole partecipare ai suoi riti deve adeguarsi: chi è divorziato o sposato solo civilmente non ha ancora le carte in regole per essere padrino o madrina di cresima, nonostante le sollecitazioni del Papa. Ma non può essere padrino/madrina neppure colui/colei che conviva con un partner, al di fuori del matrimonio. La convivenza è una condizione molto comune e diffusa. Conosco tanti amici che, pur essendo credenti e praticanti, stanno assieme da una vita senza essersi mai sposati. Però dividere lo stesso letto al di fuori del matrimonio, con tutto ciò che di impuro ne consegue, non è tollerato. Inutile osservare che un rapporto sessuale si può consumare anche sui sedili reclinati di un’auto e non è necessario trascorrere tutta la giornata assieme, in un ambiente condiviso e nell’ambito di una relazione stabile.
Gente che conosce meglio di me i casi della burocrazia diocesana mi raccontava quanto spesso aspiranti padrini e madrine nascondano la convivenza con un fidanzato/a, pur di non essere respinti, ricorrendo a precauzioni e cautele più consone ad un ricercato. Ma non di rado parroci particolarmente zelanti svolgono approfondite indagini per stabilire se le dichiarazioni sullo stato civile siano veritiere. Lo scorso anno, risulta che in un centro della Gallura una madrina sia stata rispedita a casa quando la cerimonia stava per iniziare e i genitori della cresimanda l’abbiano dovuta sostituire seduta stante.
Il nulla osta richiesto per la Confermazione proibisce inoltre di “appartenere a sette o movimenti contrari alla Chiesa”. La questione, su questo punto, si fa delicata. Cosa si intenda per “sette o movimenti contrari alla Chiesa” è, secondo la logica del senso comune, difficile da comprendere.
Conosco tanti cattolici praticanti, sempre in pole position alla messa domenicale, che simpatizzano apertamente per movimenti xenofobi, razzisti ed omofobi, si augurano la reintroduzione della pena di morte ed esultano quando un barcone carico di profughi si rovescia nel Mediterraneo. A costoro il diritto di essere padrini/madrine sarebbe formalmente riconosciuto, a chi convive no. Chissà con quale metro di giudizio esamina i nulla osta quel parroco sardo che, poche settimane fa, ha proposto l’uso dei lanciafiamme contro gli omosessuali.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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