La vera insidia della democrazia è che la si può difendere soltanto democraticamente. E non c’è niente da fare perché se la democrazia deroga a questo principio cessa di essere democrazia. Dice: ma cessa anche di esistere se l’attacco va a segno poiché la difesa democratica si rivela inefficace. Giusto. Infatti siamo da tempo in questo stato di ansioso dubbio in cui la montante dittatura populista ci ha piombato, in quanto l’avversario più insidioso della democrazia, cioè del potere del popolo, si sta rivelando il popolo. E’ popolo la quasi metà degli americani effettivamente convinti che Trump sia stato abbattuto da elezioni truccate. Sono popolo i milioni di italiani che credono alle indicibili sciocchezze su vaccini e pandemia. Ma è popolo anche la grande maggioranza di italiani che giudica Draghi il miglior presidente del Consiglio o Mattarella il miglior presidente della Repubblica non perché ne conosca e riconosca i meriti effettivi ma per la loro immagine. Cioè per un aspetto che, in teoria, potrebbe essere il frutto di un accurato maquillage gestito da esperti. Non è il caso in questione, anch’io sono convinto che l’eleganza e la sobrietà apparenti di Draghi e Mattarella siano di sostanza, cioè l’espressione visibile di effettive qualità politiche ed etiche, ma conta il principio, cioè quello di un giudizio basato su aspetti che spesso nella politica contemporanea sono professionalmente falsificati. Anche Salvini, Borghi o Berlusconi, se si ritenesse che l’aplomb draghiano incontra oggi la maggioranza del consenso, potrebbero andare a lezione dai loro esperti e trasformarsi in rassicuranti figure istituzionali. In questo caso soltanto in apparenza e non con veri atti politici, naturalmente. C’è una vasta opinione pubblica che giudica con raccapriccio il fatto che in certe chat novax si diffonda l’indirizzo privato di Draghi invitando la gente ad andare sotto casa sua. Ed è la stessa opinione pubblica che in gran parte prende seriamente il ruolo responsabile da grande elettore presidenziale di un Salvini che aveva personalmente capitanato una spedizione sotto la casa della Fornero e, a favore di folla e di telecamera, aveva insolentito al citofono una famiglia indicata dai vicini di casa osannanti come coinvolta in fatti di droga. C’è una grande parte di stampa e di politica antifascista ansiosa di dare alla Meloni un ruolo “istituzionale”, di trovare in qualche sua dichiarazione un consolante richiamo di pace, l’ultima festa di Atreju è stata la meta di politici di ogni colore desiderosi di stringerle la mano, mi ricordavano tutti i numerosi Giolitti che tentavano di democratizzare Mussolini lasciando solo come un cane il Facta che si vide negare dal re l’autorizzazione a schierare l’esercito per difendere la patria dai fascisti. Il risultato di questo abbraccio istituzionale è stato che la Meloni, conclusa la festa, ha dichiarato che alla presidenza della Repubblica occorre un “patriota” come Berlusconi e che, tanto per cambiare, bisogna rimuovere la ministra dell’Interno che ci riempie di immigrati. Oltre il settanta per cento degli italiani sarebbe favorevole a una repubblica presidenziale e all’elezione diretta del capo dello Stato. Se avvenisse, significherebbe che l’attuale situazione di scomparsa dei soggetti politici sostituiti da leader-guitti che in ogni schieramento fanno spettacolo della loro immagine, arriverebbe anche al massimo livello istituzionale, quello che negli ultimi anni ci ha protetto da brutte avventure.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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