Non tutti siamo passati per Capo Horn eppure ce l’abbiamo dentro, nel cuore. Quel puntino infinito nell’altrove di tutti noi. Il 16 febbraio del 1999 da quelle parti si costruì una strana e antica favola, fatta di eroi, di mare, di vento, di morte, di salvezza e di sfide: un concentrato perfetto per gonfiare i nostri piccoli cuori. Quel giorno, in mezzo all’oceano Pacifico, l’imbarcazione di Isabelle Autissier che partecipava al giro del mondo in solitaria in barca a vela si ribalta. Isabelle è in balia delle onde. In mezzo a lei il mare a molte miglia da Capo Horn: il mondo alla fine del mondo. Voi non sapete cosa possa produrre l’acqua quando si offende e decide di raggomitolare tutto il mare che ha davanti in un punto da dove è impossibile fuggire. Non ci puoi arrivare dentro quell’imbuto che divora la vita, non puoi sfidare il mare, il cielo. Non puoi sfidare Capo Horn. Eppure Giovanni Soldini, anche lui impegnato nella gara, sente quel grido di aiuto tra il mare e l’infinito, tra le onde e l’universo e al motto “non mollerò finché non l’avrò trovata” vira la sua barca verso il mondo alla fine del mondo alla ricerca della sua rivale nella gara sportiva. In Italia sono le due e mezza del pomeriggio del 16 febbraio 1999 ma in mezzo al mare, in quel mare dove naviga Soldini, sono le cinque del mattino quando il velista italiano aggancia la barca di Isabelle la francese e l’aiuta a salire sulla sua barca. A dispetto del mare, del vento, delle forze unite a costruire l’inferno, all’acqua salata che lava le viscere della vita si riprendela gara, a duemila miglia da Capo Horn. Poi quella favola comincia a colorarsi e la rotta è verso quella fine del mondo che non avrà fine: devono arrivare a Punta del Este, in Uruguay. Soldini l’ha recuperata navigando di bolina, con vento a 45 nodi. A raccontarlo non sembra vero. Vincerà Soldini, (con strascichi di polemiche) vincerà quella gara ma non è importante. Non è questa la vera vittoria. Voi non sapete cosa possa essere Capo Horn per dei navigatori. Se lo chiedete a Soldini e ad Autissier vi risponderanno che è l’inizio del mondo: è spruzzo e felicità, è abbraccio e silenzio nella tempesta della vita.Capo Horn è il punto di partenza ed il punto di arrivo: forse è il mondo alla fine del mondo ma fa parte del mondo. E’ la sfida delle sfide. E’ vita.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design