“Il mistero dei giganti di Monti ‘e Prama”.
Questo è il titolo di un articolo apparso oggi sull’Espresso.
http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/12/01/news/il-mistero-dei-giganti-di-mont-e-prama-1.190343
Un’articolo stranamente ben documentato.
Oddío, con le informazioni degli archeologi di regime è chiaro, ma documentato.
Altrettanto incredibilmente, il nome sardo del sito è scritto in modo corretto.
Peccato però quel titolo: “il mistero” …
Insomma, come i “misteriosi nuraghi” delle locandine turistiche.
Il mistero vende e fa vendere.
Facciamocene una ragione.
Però, questa volta il mistero non è poi così misterioso.
Non è un mistero che i giganti sono misteriosi soltanto perché per 35 anni lo stato italiano e i suoi archeologi e untori, che lavorano con loro e per conto loro e che godono delle loro simpatie esplicite, li hanno tenuti nascosti.
Pudicamente, la giornalista italiana scrive: “Quindi il silenzio, per trent’anni, durante i quali i colossi di calcare sono stati restaurati, studiati ed ora esposti in due musei, a Cabras e a Cagliari.”
Sappiamo bene quanti “colossi” sono stati restaurati (male).
Pochissimi.
Quanto allo studio, giustamente, l’articolo parla di “mistero”.
Trenta anni per conservare un mistero.
Gli archeologi di regime hanno fatto una buona campagna di public relations tramite L’Espresso.
Bravi.
O fortunati ad aver trovato una giornalista così disponibile.
“LA PULIZIA ETNICA La devastazione sarebbe avvenuta intorno alla metà del IV secolo avanti Cristo. Con rabbia: «Guardi qui: questi sono segni di scalpello. Sfregi voluti. E ripetuti, quasi in modo furioso», spiega Alessandro Usai mostrando una delle teste appena affiorate: «I cartaginesi, dopo aver preso possesso del porto fenicio di Tharros, a pochi chilometri da qui, hanno voluto demolire questo santuario che sorgeva sulla strada di collegamento con il Montiferru. Spazzarlo via». Le tombe furono violate. I corredi rubati. Le sculture abbattute. La pulizia etnica non risparmiò né i vivi né i morti. Per vincere i nemici sardi, i cartaginesi vollero cancellare anche i loro eroi. «Una damnatio memoriae in piena regola, un tentativo di far sprofondare la cultura degli avversari nell’oblio», commenta Zucca: «Ci sono riusciti. Solo 2800 anni dopo, grazie a un trattore, abbiamo riannodato la memoria». I giganti nuragici sono sopravvissuti alla razzia. E ora sono tornati alla luce. Per restituirci il volto di un popolo dimenticato. E rimettere Mont’e Prama al suo posto. Ovvero al centro del Mediterraneo. E delle nostre radici.”
Ma questo non cambia nulla al fatto che la “damnatio memoriae in piena regola” sia stata prolungata di 35 anni dagli stessi archeologi di regime che oggi si vantano della loro “lungimiranza”.
Ci sono voluti 35 anni perché ammettessero quello che tutti avevamo capito da subito.
La Sardegna dipinta da Lilliu e dagli altri archeologi di regime era una bugia.
Misteri.
Misteri sardi.
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