Immaginate una sala con luci soffuse dove, in realtà, si scorgono solo i contorni delle persone; un orario per oggi improbabile – le diciotto – nel bel mezzo del thè danzante e una giornata fredda, di un ottobre ormai inoltrato. Dopo aver ballato e sudato parecchio con i pezzi “rock” ecco che, di colpo, la musica si blocca e parte quella canzone inconfondibile che aspetti da una vita; perché hai quattordici anni e hai fretta di poter fare, finalmente, la dichiarazione alla ragazza con la quale da esci da mesi, la sfiori distrattamente e intensamente, ma non hai mai abbracciato. Il lento è l’occasione giusta. Ci vai spedito, ti avvicini e chiedi: “Balli?” E quando lei ti dice si tu, da subito, cominci a non capire più nulla. Avevi parlato con il tuo amico. Com’era la formula? Ah. Si. “Vuoi metterti con me?” Dio, siamo sicuri? Era proprio quello il verbo? Metterti? Forse è meglio “stare con me” o “stare insieme”. La musica parte.
In un mondo che non ci vuole piu’ il mio canto libero sei tu. Dovrei abbracciarla più forte e aspettare. Così mi avevano suggerito. Se lei stringe è buon segno. E se sbaglio? e l’immensita’ si apre intorno a noi al di la del limite degli occhi tuoi. Mario, per esempio, usa un’altra tattica. Avvicina la guancia e aspetta. Poi stringe sui fianchi e aspetta. Infine comincia a lavorare con la mano, la sinistra, sul seno. Dolcemente. E aspetta. nasce il sentimento nasce in mezzo al pianto e s’innalza altissimo e va Certo, la fa facile Mario. Ma io non ho mai chiesto ad una ragazza “Vuoi metterti con me, e non ho mai avvicinato la mia guancia alla sua e non ho mai portato la mano, la sinistra, sul seno. Che poi, a pensarci bene Antonella di seno proprio non ne ha. e vola sulle accuse della gente a tutti i suoi retaggi indifferente sorretto da un’anelito d’amore di vero amore
Devo riuscire a concludere prima che la canzone finisca. Devo riuscire a parlare vicino all’orecchio. Devo stringere e chiedere, stringere e chiedere. Antonella accetta la mia stretta ma non si muove. in un mondo che prigioniero e’ respiriamo liberi io e te e la verita’ si offre nuda a noi e limpida e’ l’immagine ormai Stringo più forte, ma non sento il seno sul mio torace. Sento che respira piano. Adesso ci provo. Mi avvicino. La bocca vicino al suo orecchio. Stringo ancora. Quasi la spezzo. Lei continua a respirare piano, come nella cantina dell’altra canzone. Solo che nella cantina erano in due. A respirare piano.
nuove sensazioni giovani emozioni si esprimono purissime in noi
“Antonella, vuoi essere la mia ragazza?” Ecco, ho cambiato approccio, più corretto, più serio. Ecco, l’ho detto. Ho stretto e ho atteso. Anche lei stringe. Abbiamo le guance molto vicine. Aspetto la risposta. la veste dei fantasmi del passato cadendo lascia il quadro immacolato e s’alza un vento tiepido d’amore di vero amore e riscopro te
Ha risposto. Almeno credo. Ho capito. Ha detto si. Era un sibilo e quindi un si. Stringe forte adesso Antonella e sento quasi il volume del suo inesistente seno che si incolla. Dio come siamo stretti. E adesso? Cosa devo fare adesso? Ho fatto la domanda, ho avuto la risposta. E adesso? dolce compagna che non sai domandare ma sai che ovunque andrai al fianco tuo mi avrai se tu lo vuoi.
Cammina troppo velocemente la canzone e io rimango stretto sino alla fine. Antonella sarà la mia ragazza. Cosa posso fare? Nessuno che mi aiuta, nessuno che mi dica come diavolo funziona il secondo tempo. Nessuno che mi suggerisca un altro piano perché con la mano, la sinistra, ci ho provato, ma non ho trovato nessun seno. Come si continua?
in un mondo che prigioniero e’ respiriamo liberi io e te e la verita’ si offre nuda a noi e limpida e’ l’immagine ormai
Sta per finire la canzone. Era lunga, lunghissima ed io qui, guancia nella guancia, corpi appiccicati, cuori abbondantemente in panico, mani sudaticcie e poco altro per poter andare avanti. E adesso? nuove sensazioni giovani emozioni si esprimono purissime in noi la veste dei fantasmi del passato cadendo lascia il quadro immacolato Antonella si allontana, stacca la sua guancia dalla mia. Mi guarda e con un mezzo sorriso mi dice: “Guarda che ti ho detto si. Ma lo sai come continua? “
e s’alza un vento tiepido d’amore di vero amore e riscopro te du du du du du du du du
Il mio canto libero è un bacio non dato. Antonella la prima ragazza cui ho fatto la dichiarazione (si diceva così un tempo) e l’incomprensione di fondo che mi rimane da una vita: “ma se avessi usato la mano destra?”
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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