Domani l’assassino del tribunale di Milano sarà raffigurato come un martire. Scommettiamo? In Italia è in atto da vent’anni una caccia all’uomo. Anzi, ad una categoria di uomini: i giudici e i magistrati. Da due decenni ce li presentano come asserviti ad una causa politica, corrotti, fannulloni, prevenuti, incompetenti. Certa stampa, da due decenni, ha svolto essenzialmente questo ruolo. Sono stati investiti capitali ingenti per assumere direttori pagati come star del cinema e intere redazioni votate alla causa. L’Italia è il Paese dove un Capo del Governo ha definito i magistrati “antropologicamente diversi”. L’Italia è il paese dove un giudice è stato accusato da una televisione di un reato gravissimo: avere indossato calzini color turchese. Quel giudice si chiama Mesiano e il giorno prima aveva emesso una sentenza contro l’editore di quella televisione. L’Italia è il paese dove la vita del Presidente della Corte di Cassazione è stata radiografata, vivisezionata, analizzata per settimane, finché non si trovò un testimone che asserì di aver sentito quel giudice sparlare di un tale che aveva condannato qualche giorno prima. Il tale era l’editore del giornale che aveva condotto questa campagna.
L’Italia è il Paese dove il direttore di un giornale, Alessandro Sallusti, è stato graziato dal Presidente della Repubblica affinché gli fosse risparmiata la cella. Tutti se lo ricordano, tutti si ricordano di Sallusti descritto come un martire della libera informazione. Nessuno però si ricorda di quel giudice di Torino cui il quotidiano diretto da Sallusti attribuì l’ordine di far abortire una minorenne: una balla sesquipedale, che quel quotidiano mai rettificò. Claudio Giardiello ha ucciso quattro persone, ha spezzato quattro vite: tra queste un giudice, uno dei membri di quella categoria inseguita da vent’anni da una campagna d’odio feroce. Però vedrete che domani per certa stampa la vittima sarà Claudio Giardiello. Questa stampa ve lo racconterà come un uomo esasperato, annichilito da un sistema della giustizia iniquo ed inefficiente. Un’altra occasione buona per rovesciare la realtà. Perché lasciarsela scappare?
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design