Dalla casa in cui vivo adesso a quella in cui sono cresciuto fanno poco meno di quattro chilometri. Esco dal paese, faccio cinquecento metri di circonvallazione e poi la statale 125, direzione Palau: due chilometri e sto in campagna, dove ho vissuto dal 1979 al 2001 e dove i miei genitori gagliardamente invecchiano. Qualche volta, da ragazzo, da casa al paese me la sono fatta a piedi, ma alla fine della scarpinata restavano solo gli spaventi delle auto che mi facevano il pelo e i polmoni intasati di gas di scarico. L’altro giorno sono dovuto andare dai miei e lasciarvi la macchina. Mi è venuto in mente di tornare a casa a piedi, però non dalla strada, ma lungo la ferrovia che le corre accanto, nascosta un poco più in basso. Babbo ci cammina ogni giorno, andando giù in paese e poi ripetendo a ritroso il percorso. E così ci siamo messi in marcia. In mezzo ai cardi e all’erba di stagione, nella campagna attraversata dai binari, un filo pulito di terra ci permetteva un comodo procedere, un po’ a sinistra e un po’ a destra delle due parallele di ferro rugginoso. “Ma chi ripulisce dalle erbacce?” ho chiesto a babbo, che mi tallonava senza perdere un centimetro. “Io”. “?” Allora mi ha spiegato. “Ormai le Ferrovie hanno ridotto al minimo la manutenzione, visto che in questa linea ci passa solo il Trenino verde, in estate. Allora io, quando vedo che l’erba sta straripando, mi porto appresso zappa, falce e decespugliatore lungo il cammino e faccio pulizia, perché tutti possano fare la loro camminata”.
MI è venuta voglia di abbracciarlo, a mio babbo. Ma non l’ho fatto.
Poi siamo arrivati al casello di Arzachena e abbiamo incontrato il signor Cillano, che è in pensione dalle ferrovie ma continua a fare i suoi lavoretti come se nulla fosse cambiato. Abbiamo provato ad entrare nella sala d’aspetto – una volta ho atteso lì il treno anche io, quando lo prendevo per andare a Sassari da studente universitario – ma era chiusa e abbiamo svegliato il conducente del pullman Arst, che dormiva su una sedia nell’intervallo tra una corsa e l’altra.
Poi sono tornato a casa e mi sono pentito di non aver abbracciato mio babbo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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