C’è un vecchio gioco che in questi giorni sta trovando nuovi partecipanti, quello “del libro che ti ha cambiato la vita”. Mi hanno invitato a entrarvi e sono arrivato alla conclusione che non esistono libri che possano cambiare la vita di qualcuno che solitamente ne legga una quantità sufficiente. Se per qualcuno il libro è un’eccezione, può succedere che ne abbia una scossa, ma se è parte dell’esistenza è più difficile. A meno che non si vada sul trascendente, nel campo della religione, ma questa è una dimensione che mi è rispettosamente estranea.
Tuttavia – e da questo momento partecipo come richiesto al gioco – all’età di diciannove anni, cioè nel 1971, mi accadde qualcosa di strano. All’improvviso, cioè nel volgere di poche settimane, cessai di credere alla rivoluzione comunista, alla dittatura del proletariato e, insomma, a ciò per cui durante tutta l’adolescenza avevo militato in un gruppo. Non cessai di credere a un mondo migliore e più giusto, ancora ci credo, ma il modello “classico” leninista e stalinista, che, senza interpretazioni giudicate “revisioniste” era il riferimento di quella mia sinistra rivoluzionaria, mi divenne all’improvviso estraneo. Trovai fiducia nella democrazia e nelle riforme, mi avvicinai di sentimenti al Pci di allora, che ben presto divenne quello di Berlinguer. A chi non ha fatto politica questa può sembrare una sciocchezza, niente di importante, ma chi invece ha militato da qualche parte capirà che razza di sconquasso esistenziale sia stato per me, un cambiamento che investì non soltanto convinzioni politiche ma anche amicizie e persino amori legati a quel mondo che abbandonavo.
Quell’anno, insieme a molti altri, lessi un libro che mi sconvolse per la sua bellezza, che mi diede emozioni che poche altre volte nella vita un libro mi ha dato: “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov. E’ un romanzo che ancora ogni tanto rileggo come fosse la prima volta. Vi trovo nell’amore feroce di Margherita l’affermazione di una femminilità trionfante, nella disperata malvagità del demonio tutta la tristezza di un Male costretto a essere tale dal Bene che per esistere ha bisogno di un antagonista da sacrificare al disprezzo degli uomini, nella contraddittoria e dolente figura di Ponzio Pilato vedo me stesso e tutti noi nel nostro immenso compromesso che è la vita. Insomma, un libro alla base delle emozioni, che scava nelle origini della nostra mente, come una tragedia greca ma infinitamente più suadente nella forma.
In questo romanzo, quale sottofondo storico non ostentato ma ironicamente presente, c’è il fallimento della rivoluzione bolscevica, visibile nei personaggi del potere: ipocriti e vani, paurosi e conformisti. Una nuova borghesia peggiore di quella zarista raccolta intorno al nuovo zar con i baffoni e controllata dalla sua polizia.
C’entrava qualcosa l’emozione che questo libro mi diede con la mia rivoluzione esistenziale? Non so. So soltanto che entrambe le cose avvennero nello stesso periodo: la lettura di quel libro e il mio cambiamento. Forse fu quest’ultimo a rendere particolarmente intensa la lettura del romanzo. O forse fu quel capolavoro a risolvere un’evoluzione che già avevo dentro.
Io, per concludere il gioco, posso soltanto rispondere agli amici che me lo chiedono: probabilmente un libro non può cambiarti la vita, ma accidenti se può farne parte!
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design