La dirigenza della scuola media frequentata da mio figlio sta organizzando la gita all’estero per le terze classi. Le famiglie sono state avvertite alla fine della scorsa settimana ed è stato chiesto loro di versare l’anticipo della quota di partecipazione entro oggi. È una cifra in assoluto non astronomica, ma che non tutti si possono permettere di pagare. Così alcuni genitori sono stati costretti – con la morte nel cuore, immagino – a rinunciare, negando ai loro figli la gioia della gita coi compagni. Compagni con i quali le strade scolastiche, alla fine dell’anno, si divideranno: la gita sarebbe un ultimo momento di condivisione, fuori dall’aula, in una realtà del tutto diversa da quella del quotidiano. Non si chiama gita d’istruzione per modo di dire: il programma, nel caso specifico, prevede anche la visita del lager di Dachau. Uno dei bambini esclusi, ieri, ha pianto di delusione, gli altri non so come abbiano reagito ma credo sia facile immaginarlo. Non è colpa della dirigenza scolastica, sia chiaro. Le regole sono queste ovunque e sulla disponibilità economica delle scuole è inutile dilungarsi, trattandosi di ben note deficienze.
Ecco, io fatico a vedere un’ingiustizia più inaccettabile di questa. Non si può accettare che un ragazzo della scuola dell’obbligo – la scuola, luogo dell’inclusione e delle pari opportunità per tutti – venga escluso da un’attività didattica perché la famiglia non se la può permettere. Non si può accettare di vedere un ragazzino piangere, sentendosi già un cittadino di serie B, cui un diritto viene negato. La sfiducia nello Stato, la diseguaglianza, il disagio nascono anche da queste ingiustizie, che non sono piccole solo perché ce ne sono sicuramente di più grandi. Ogni alunno delle scuole dell’obbligo deve avere il diritto di fare la gita scolastica e lo Stato ha il dovere di non farlo sentire inferiore ai suoi coetanei. Una società civile deve saper tutelare i sogni dei propri figli.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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