Agrodolce
Il ragazzo che si è introdotto nella chiesa di Santa Teresa non è farina da fare ostia. Ripreso dalle telecamere piazzate all’interno ha prima aperto il tabernacolo e mangiato voracemente le ostie consacrate, poi si è diretto verso una cassetta delle offerte, ne ha scardinato la serratura e si è impossessato di quei pochi spiccioli che ha trovato al suo interno. Non pago ha ripreso a mangiare le ostie. I carabinieri di San Gavino Monreale, luogo dove si è verificato il fatto, lo hanno già identificato. Nonostante tutte le ostie ingurgitate non è accaduto nessun miracolo. Hanno potuto, in questo caso, più le telecamere umane che lo sguardo severo dello spirito santo. Chiaramente sono cose che non fanno e, soprattutto, sono cose dissacranti. Però il ragazzo (oltre al furto) probabilmente aveva davvero fame e non riuscendo a reperire nulla da mettere sotto i denti ha ben pensato che anche le ostie (sempre di farina si tratta) potevano essere un surrogato al panino del fornaio. Mancava, è vero, il companatico. Probabilmente pensava che mangiando il pane potesse anche ottenere miracolosamente il pesce ma non è accaduto. La storia mi ha colpito (è stata pubblicata sulla Nuova Sardegna) perché in un mondo dove tutto scorre veloce tra sangue e video terrificanti, tra Narcos e Gomorra c’è ancora qualcuno che entra in chiesa per rubare pochi spiccioli pensando, magari, che le vie del Signore siano infinte. Il ragazzo ladro di ostie mi ha ricordato il ladro di merendine di Camilleri e mi ha fatto sorridere. Il Signore mi perdonerà. Spero.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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