Oggi siamo arrivati al punto di vedere Flavio Briatore scavalcare a sinistra un sottosegretario del Partito Democratico. Flavio Briatore, centravanti di sfondamento del più godereccio capitalismo italiano, ha risposto a Francesca Barracciu, secondo cui un’assemblea sindacale che crea disagio al pubblico è “un reato”. Una risposta da uovo di Colombo: pagate e assumete i lavoratori, ha detto mister Billionaire, e vedrete che scioperi al Colosseo e negli altri musei non ce ne saranno più. In settimana, il Senato (e, dunque, il Partito Democratico) aveva preferito negare l’autorizzazione a procedere contro il leghista Roberto Calderoli, sotto accusa per avere dato dell’Orango all’ex ministro Kyenge, tesserata Pd. In una settimana, questo partito proveniente dalla tradizione dei valori del Pci ha: 1. Sconfessato il diritto dei lavoratori a vedere rispettati gli accordi contrattuali, criminalizzando un’assemblea ampiamente annunciata; 2. Sacrificato alla logica delle larghe intese la lotta contro il dilagante razzismo.
Se l’obiettivo è comandare ad ogni costo, rassegnandosi a digerire ogni porcheria, si può dire raggiunto. Mi auguro soltanto che alla prossima manifestazione di piazza i supporter del Partito Democratico lascino a casa le bandiere rosse e i poster di Enrico Berlinguer. Di sinistra, in questo partito, c’è ormai rimasto ben poco. Non è mica un problema, si tratta solo di capire da cosa e da chi ci si senta rappresentati.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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