L’avevo incontrata tre o quattro volte in tutto, per le scale del palazzo.
– Buongiorno signorina, è una nuova inquilina? – – Sì, mi sono trasferita da due settimane – le avevo detto, rispondendo al suo sorriso.
Non passava inosservato il suo cappellino con la falda abbassata che le nascondeva fronte e sopracciglia, ma permetteva ai capelli radi di sbucare dai lati. Appesi come ali inerti. Una gentilezza rara accompagnava la magrezza inquietante di chi, ormai da tanto tempo, si nutre per dovere.
Prendeva la posta dalla cassetta muovendosi lentamente, con quelle mani che ancora sembravano rispondere per miracolo a qualche strana forma di comunicazione fra muscoli e cervello.
Altri due o tre incontri fugaci, sempre per le scale, caratterizzati da convenevoli ordinari e scontati.
La notte di Santo Stefano cena con amici, cucina festante e finestre aperte per far uscire il fumo. Sirene spiegate che si spengono sotto casa e rumore di lamiera. Mi ero affacciata: la lettiga del 118 portava via lei, la vecchina delle scale. Giaceva sulla barella con una camicia da notte mai usata, di quelle riposte nel cassetto per anni, perché “non si sa mai”.
Dal terrazzo avevo incrociato il suo sguardo. Così mi era parso, ma forse non mi aveva nemmeno vista.
Avevo accompagnato l’ambulanza con gli occhi finché non aveva svoltato l’angolo, con l’illusione di tenerle la mano lungo il tragitto perché non c’era nessuno con lei. Poi avevo continuato a mangiare, chiacchierare, fumare.
Qualche settimana dopo una bolletta Telecom, nella casella della posta, col suo nome nell’indirizzo. Non imbucata ma poggiata in alto, una scritta in penna blu sulla busta. Una scritta sfacciata e irrevocabile diceva “deceduta”.
E da allora il mio Santo Stefano è legato al ricordo degli anziani che muoiono soli, dopo aver festeggiato la nascita di Gesù
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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