Da ragazzo per me Kim era una marca di sigarette, poi, un po più da grande, era LEI, quella di Nove settimane e mezzo, in quegli anni tormento erotico per ogni ventenne.
Ora Kim è LUI, in questi giorni, su tutti i giornali. Kim Jong – un. Il Presidente. Camiciola bianca modello ospedaliero, braccia corte e paffute con quell’orologino che gli strizza il polso, sorriso fermo incastrato in quella faccia che ricorda i palloncini del Luna Park, i capelli a metà strada tra Mao Tze Tung e il Gam Gam Style. Visita l’aeroporto, LUI, con la moglie, anche carina, lei, che sorride nel suo abitino verdeacqua avanzando lieve sui suoi tacchettini bianchi. Certo che sulle donne a volte il fascino del potere fa il suo effetto, ma questo è un altro discorso. Torniamo a LUI. Visita l’aeroporto LUI, che LUI ha fatto costruire nella SUA Corea, quella del Nord, che invece è quella a Sud, a Sud della democrazia, a Sud di ogni possibile condivisione politica e sociale. Lo visita ma non gli piace. Più lo guarda e più non gli piace, cominciano a sudargli le mani, la sua pelle forse inizia a trasudare aglio (condimento base da quelle parti), la moglie smette di sorridere e abbassa ripetutamente il capo in segno di condivisione. A lei in fondo piaceva, quell’aeroporto nuovo di zecca, pieno di scintillante tecnologia, tutto lucido e che odorava di nuovo. Però si sa, o almeno nella nostra iconografia occidentale così crediamo, le donne orientali sono accondiscendenti, e lei abbassa il capo e condivide, condivide e forse gli conviene farlo, forse. Già, quell’omino paffuto, che se gli mettessimo un paio di braghe corte ed una macchina fotografica al collo potrebbe sembrare un pacioso e sperduto turista orientale in giro per Roma o Firenze, deve essere uno dall’arrabbiatura facile, e vendicativo. Chissà, forse non è tanto “a posto”. E lei tace, meglio. Meglio, se non vuol fare la fine del progettista dell’Aeroporto. Giustiziato. Senza pensarci su. Lo dicono tutti i giornali. Beh, che dire, Signor Kim, mi sento un uomo fortunato oggi a leggere da lontano delle Sue imprese, fortunato almeno due volte, una di certo per non essere un progettista e l’altra, non me voglia, per non vivere nel Suo Paese. Però nulla al confronto di quanto sia fortunato Lei a non vivere nel nostro, di Paese. Si immagini! Penso a tante nostre opere incompiute, stazioni senza binari, aeroporti progettati nel nulla, ospedali mai aperti, autostrade che finiscono nel vuoto, piloni di sabbia, stadi, piscine, palestre e scuole iniziate e mai finite, per non parlare di Vele, Zen e obbrobri vari di periferia che nemmeno il suo (compianto) peggior progettista avrebbe mai osato partorire. Beh, se solo per poco penso a questo, già la vedo, sudaticcio, fibrillante, con l’occhietto corvino, che sbraita e agita nell’aria le sue braccine paffutelle indicando con l’indice il condannato di turno, e via una fucilazione di qua, via un plotone d’esecuzione di la, e forza con quella ghigliottina laggiù e poi lapidazioni, cilici, garrote di franchista memoria e via avanti come nemmeno in una saga medievale. Che fatica Signor Kim. Buon per Lei che non vive qui. Per il suo Popolo invece, che dire? Forse loro in quell’aeroporto ci avevano creduto, sperando magari un giorno di potersi trovare tutti riuniti li, in fila con il fazzoletto in mano, per vederla partire, magari anche solo per una vacanza, meglio se “lunga”, o magari, non si offenda, per sempre. A loro, forse l’aeroporto, anche solo una pista di cemento, sarebbe bastato solo per quello. Ci pensi, un bel paio di braghe corte e una macchina fotografica al collo gioverebbero alla sua immagine, e anche al suo Popolo. Ah, se dovesse decidere di venire da queste parti, la prego, lasci a casa fucili e ghigliottine, non vorrei cadesse in tentazione. Ossequi alla Signora.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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